Classe 1^C
Non è semplice nel 2021 scrivere riflessioni sulle anime deportate ad Auschwitz, si possono approntare delle considerazioni azzardate, basate sulla storia, su quello che ho letto, su ciò che ho sentito raccontare dalle mie insegnanti negli anni scolastici, Sul diario di Anna Frank che ho letto e riletto più volte, testimonianza straordinaria di quell’ epoca.
Oggi è un’altra epoca, siamo altri ragazzi, nuove generazioni, tanto lontane, quanto vicine a quegli orrori, perché se non ci fosse la storia non si potrebbe capire il presente. È importante rivivere pur potendo guardare solo con un binocolo in rimpicciolimento, che non mostra i dettagli, ma è importante riflettere e puntare la cinepresa sul nostro vissuto attuale, quanto quegli orrori sono lontani da certi comportamenti politici e della società di oggi?
Per come son fatta sicuramente settantacinque anni fa mi sarei chiesta dove sparivano i miei compagni di scuola, l’ebreo, l’altra razza, sarebbe stata uno uguale a me nella misura in cui è un essere di Dio, un essere umano che va rispettato secondo il suo primo diritto, VIVERE.
Caparbia, decisa e coraggiosa, mi sarei messa in gioco, avrei cercato la libertà da quell’orrore, certo con immensa paura di essere beccata, è impensabile che un essere umano, una politica, una terribile legge, potesse togliere la libertà d’ESISTERE e d’ESSERE ad un individuo, togliere come dice Primo Levi anche il NOME, sua caratteristica identificativa, e catalogarlo con un numero, come le bestie al macello.
È assurdo spodestare della personalità, del suo modo di vestire, dei suoi capelli, altra parte identificativa della persona, una creatura che è uguale agli altri in quanto avente gli stessi diritti e doveri, ma diversa in quanto essere unico e irripetibile, bello nelle sue caratteristiche fisiche.
Quel macchinista, anche se tedesco, soldato o civile, è stato anche lui un uomo vuoto, un uomo macchina, privo di ogni libertà decisionale, comandato come il suo treno, telecomandato.
Ma la cosa più bella e se fossi stata tedesca…sarebbe stato splendido, non essendo perseguitata, provare a trovare una strategia per smuovere quell’orrore così terribile, cercare una via di scampo, attraverso la conduzione di una vita “normale”, non inseguita e libera avrei cercato di oppormi, si! Creando un contro-movimento politico, sostenendo chi non aveva colpe…avrei trovato un modo, avrei trovato però anche la morte, di certo e di questo ne sono consapevole, ma a me questo sono sicura che non mi avrebbe spaventata.
Meglio morire “facendo”, difendendo i propri ideali, principi, la propria intelligenza e non attendere che qualcuno che non sia Dio metta fine ai nostri supplizi, meglio agire che patire. Anche Primo Levi, per i danni psicologici afflittigli dalla sua detenzione nei campi di concentramento, dopo addirittura quarant’anni, ha dato fine da solo alla sua vita, perché era stato ormai svuotato, e neppure lo scrivere, neppure l’agire DOPO, era riuscito a farlo sentire ESSERE UMANO.
Una cosa è certa!! Mai sarei stata una di loro!