“Che brutto Natale trascorreremo quest’anno!”.
E’ un ritornello che più volte ho sentito ripetere da molte persone nelle scorse settimane. Invece, io credo che questo sia stato il Natale più vero di tutta la mia vita e quindi il più bello, poiché verità e bellezza si fondono insieme, come il primo raggio di sole sulla goccia di rugiada.
Ho sperato, infatti, che potesse essere per tutti noi un Natale più silenzioso e più profondo, non privo di lavoro per i commercianti, ma non così artificiale e sguaiato, vuoto e senza calore, come a quelli che, anno dopo anno, ci siamo abituati. Il nostro è un mondo malato, non mi riferisco solamente al coronavirus, ma allo stato di salute della nostra civiltà globalizzata e consumista, di cui questa pandemia, che è in corso, ne è un segno evidente. Quando sarà terminata, il mondo non sarà più lo stesso e, per certi versi, è da augurarselo.
Spero che questo Natale sia stato l’inizio, non di un mondo migliore, ma di un mondo del tutto nuovo e, se nemmeno il coronavirus ci ha convinti di questa necessità, allora è veramente il caso di preoccuparci e molto.
Questo Natale è stato sicuramente con meno brindisi e meno regali, con meno viaggi, con meno vacanze sulle piste da sci, ma spero sia stato vissuto con dentro al cuore un autentico desiderio di salvezza, anche semplicemente fisica, di serenità e soprattutto di speranza.
Sì, in questo momento sentiamo forte il bisogno di salvezza e di speranza, così minacciati e disorientati come siamo.
Sì, in questo tempo abbiamo bisogno di tanta speranza, ma non di ritornare a vivere come abbiamo vissuto fino a febbraio 2020, non di “rinascere”, ma di “nascere nuovi” e in modo diverso da come eravamo: più rispettosi degli altri e del creato, meno avidi manipolatori delle persone e delle risorse naturali, più semplici e meno complessi, più calmi e meno frenetici, più contenti del poco e meno critici, più gentili e meno volgari, più grati e meno polemici, più sinceri e meno ipocriti, più retti e meno scaltri… insomma, più simili a come Dio ci ha pensati quando ci ha creati, cioè più uomini!
Camilla Colusso, 3^H