di Davide Rinaldi (classe 3^C) – Il 12 novembre 2003, dalla base militare italiana irachena “Maestrale” di Nassiriya, alle ore 10:40, ore 8:40 in Italia, si udì un terribile scoppio.
Un camion cisterna, guidato da 2 kamikaze e contenente tra i 150 e i 300 kg di esplosivo mescolato ad un liquido infiammabile, esplose davanti alla base provocando 28 morti, tra cui 19 italiani e 8 iracheni, e 58 feriti.
A luglio di quell’anno, l’Italia partecipò all’operazione militare “Antica Babilonia” guidata dal Regno Unito che serviva per riportare e mantenere la pace nel nuovo stato iracheno.
Questi uomini stavano cercando di aiutare la popolazione a ricostruire le loro case, a rifornirli di beni di prima necessità, ovvero di cibo e acqua, a far esercitare i nuovi poliziotti locali per non farli cedere alla corruzione e a mantenere l’ordine pubblico.
Carabinieri e militari avevano appena iniziato una nuova giornata per cercare di far rinascere l’Iraq, ma non sapevano che la morte li stava per raggiungere e portare via.
Una domanda che si fecero tutti era: come mai non si era riuscito ad evitarlo?
Infatti, i vertici della base “Maestrale” avevano assicurato tutti dicendo che l’esercito italiano era molto sostenuto dal popolo e i gruppi estremisti erano tenuti sotto stretta sorveglianza. Secondo un’ipotesi, poi confermata, di questo attacco era responsabile una cellula terrorista libanese la quale non poteva essere tenuta sotto controllo.
I funerali si sono svolti a Roma, al Vittoriano, il 18 novembre 2003: in quella giornata una grande folla si riunì in chiesa per la commemorazione dei nostri connazionali morti per il loro alto senso del dovere.