Domenica Locantore.ITCG Loperfido ore 8:15: tutte le mattine cominciano con il suono della campanella che segna puntualmente per gli studenti l’inizio delle lezioni. Ci sono gli studenti rassegnati, quelli assonnati, gli alunni pieni di entusiasmo. C’è chi arriva con un quaderno in mano, chi sorseggia un caffé, consueta carica per affrontare la giornata. Poi ci sono gli studenti del primo anno, alcuni pieni di speranza e di sogni, altri pieni di paura. Gliela leggi negli occhi. Ogni studente quando varca il portone cerca qualcosa che non sempre trova. In compenso in alcuni casi, purtroppo sempre più frequenti, dovrà fare i conti con situazioni più grandi di lui. Ed è allora che proprio la scuola, uno degli ambienti in cui si dovrebbe essere più al sicuro, può trasformarsi di colpo in quello dove si corrono i peggiori rischi. Ci riferiamo alle vittime di bullismo. Con il termine bullismo si indicano comportamenti intenzionali e reiterati consistenti in aggressioni fisiche o psicologiche su un soggetto più debole. Se i ruoli principali sono quello del bullo e della vittima se ne possono riconoscere altri che agiscono come elementi di rinforzo : i sostenitori, gli indifferenti e i complici, un universo caratteriale non marginale in queste dinamiche. È un dato di fatto ormai che il fenomeno sta assumendo dimensioni preoccupanti, anche a causa dell’evoluzione dei social network, ambienti virtuali ideali per aggressioni psicologiche definite oggi cyberbullismo, che influiscono pesantemente sulla personalità delle vittime. Numerosi studi hanno dimostrato che un insulto pubblico e i consensi che genera, possono provocare più danni della violenza fisica. E allora ogni scuola dovrebbe chiedersi nel modo più serio e responsabile possibile se e in che misura al suo interno esitastano tali fenomeni. Per quanto ci riguarda la risposta è si, sebbene in misura molto modesta, si sono verificati dei casi di bullismo, come ha dimostrato un sondaggio scolastico condotto alla fine dello scorso anno scolastico. Il punto è capire se il nostro istituto ha gli strumenti per bloccare il fenomeno al suo sorgere. Ebbene sembrerebbe proprio di si dal momento che esiste un referente e un team contro il bullismo, uno sportello psicologico per il disagio, il laboratorio dei diritti umani, istituito per insegnare tra l’altro, la gestione delle emozioni e il rispetto degli altri. Altro si potrebbe fare, ad esempio coinvolgere gli studenti in giochi di ruolo e simulazioni per indagare sui loro ipotetici comportamenti di fronte a situazioni reali. Quanti sarebbero sostenitori della vittima? Quanti complici? Quanti avrebbero il coraggio di denunciare?D’altronde è innegabile che per quanto il ruolo degli adulti sia indispensabile, il cambiamento deve partire anche dai ragazzi. La questione bullismo sembra avere più interrogativi irrisolti che risposte certe, ma il nostro istituto è fermamente intenzionato a chiuderla, una volta per tutte.