//Quando la possibilità di rimediare ti viene portata via

Quando la possibilità di rimediare ti viene portata via

di | 2018-06-18T16:37:18+02:00 17-6-2018 22:15|Alboscuole|0 Commenti
di LUCIA FERRERO – E’ difficile, troppo difficile. Mi piacerebbe poterti dire: “Tu non puoi capire: sei troppo piccolo”, ma non posso, semplicemente perché non c’è proprio niente da capire. La paura e la fuga non vanno capite: vanno solo compatite. Il mio cuore mi diceva di essere coraggioso, ma il coraggio in realtà non è da tutti… Tua mamma invece sì che è sempre stata coraggiosa. Eravamo fidanzati da quasi due anni: eravamo innamoratissimi. Ci dicevamo sempre che niente e nessuno ci avrebbe separato: lo dicevamo tutti e due, ma lei era l’unica a pensarlo davvero. Arrivò quel fatidico giorno di due mesi fa con la paura negli occhi, segno che qualcosa non andava. Avevo capito che era qualcosa di importante, ma non avrei mai pensato che mi travolgesse la vita. Eri tu. Non ero pronto e pensavo che non lo fosse neanche lei: eravamo giovani, troppo giovani. Invece mi sbagliavo: lei aveva paura ma non di te, di me. Aveva paura della mia reazione, dei miei gridi, del mio abbandono. Non aveva pensato nemmeno per un secondo di non volerti, di non viverti. Lei ti voleva con o senza di me e io da cretino ho scelto la strada più semplice – andarmene. Non volevo cambiare la mia vita. Mi sono allontanato con il corpo, ma, in effetti, mai con la mente. Volevo – giuro che volevo dimenticarmi di te con tutto il mio cuore, ma non ci sono riuscito. Volevo che tutto tornasse come prima: io e lei, solo io e lei innamorati e senza preoccupazioni. Però sapevo che lei era cambiata e che avrei dovuto cambiare anche io e forse in fondo lo ero, ma non volevo ammetterlo. Non mi sentivo neanche in colpa: come avrei potuto? Stavo facendo uno sbaglio, ma non ti potevo vedere: semplicemente non c’eri. Solo ora mi accorgo di come stessi sbagliando. Quando dopo tre mesi sono tornato dalla tua mamma, ti ho visto: per la prima volta ti ho visto. La sua pancia era cresciuta e tu c’eri: tu eri lì pronto a farti vivere. Solo in quel momento ho visto il dono che inconsciamente avevo ricevuto e volevo assolutamente rimediare al mio errore: volevo esserci nel bene e nel male. Me ne sarei stato lì in un angolino a chiedere perdono per tutta la vita sia a te sia alla tua mamma; me ne sarei stato lì a guardarti fare i primi passi senza intervenire; avrei fatto tutto ciò, se avessi potuto, se mi fosse stata data un’ultima occasione. Invece no, era troppo tardi. Ti avevo appena trovato: volevo riuscire a chiederti perdono, volevo solo poterti stare accanto. Due giorni la tua mamma è stata male, perdeva tanto sangue. Sei svanito così, senza farti sentire. Ora mi rendo conto che tutto è tornato come prima, ma niente, in realtà, sarà più come prima. Volevo solo dirti, anche se in ritardo, che tu sei e sarai sempre il mio, il nostro dono; sono io che ho sbagliato, non standoti, non standovi accanto.