Anna Raguso –A scuola abbiamo visionato un film dal titolo: ” I cento passi” che ricostruisce la vita del siciliano Peppino Impastato, vittima della mafia, da quando era bambino fino alla sua morte. Guardando questo film sono riuscita a focalizzare meglio alcuni aspetti della sua personalità e della sua vita che non avevo forse compreso bene, ad esempio come e quando ha iniziato a combattere contro la mafia. Peppino iniziò a comprendere il significato della mafia da bambino a seguito della morte dello zio, un capo mafioso che fu ucciso perché si era opposto alla costruzione di un nuova pista dell’ aeroporto in un’area verde; si potrebbe descrivere questo personaggio un mafioso che lascia trasparire la sua umanità e sensibilità verso la natura e cerca di dare degli insegnamenti a Peppino pagandoli con la vita.
Peppino inizia a ribellarsi al sistema Mafioso in un momento cruciale della sua vita: l’adolescenza.
Egli diventa comunista, i suoi valori sono la lotta contro la mafia, la salvaguardia dell’ambiente, la libertà e il coraggio.
Ho sempre immaginato Peppino come un ragazzo serio e concentrato solo sul suo grande obiettivo, invece, guardando il film ho capito che egli perseguiva sempre questo obiettivo pur rimanendo un ragazzo socievole, senza paura e con tanta voglia di vivere; egli viveva quindi la vita di un semplice adolescente, partecipava alle feste, trascorreva il suo tempo con gli amici, si divertiva.
Aveva, lo ripeto, tanta voglia di vivere: far passare la sua morte per un suicidio è stato una terribile infamia, eppure alcuni ci hanno creduto. Il caso fu subito chiuso perché all’interno delle forze dell’ordine che indagarono sull’accaduto c’erano molti uomini corrotti dalla mafia. Grazie al coraggio e alla determinazione della mamma e del fratello di Peppino che non si sono mai arresi e hanno cercato la verità con tutte le loro forze, grazie alla testimonianza degli amici di Peppino, il caso è stato riaperto e sono stati scoperti i colpevoli: Gaetano Badalamenti, il boss che aveva rimpiazzato lo zio di Peppino, aveva mandato tre uomini ad uccidere Peppino e a legarne il corpo ai binari ricoprendolo di tritolo e facendolo esplodere. Il boss fu arrestato.
Un altro personaggio che avevo interpretato erroneamente è il padre di Peppino, pensavo che fosse crudele e l’unica cosa di cui gli importava fossero i soldi, ma ho capito che egli aveva sempre protetto il figlio perché temeva quello che gli sarebbe accaduto se avesse continuato a parlare male della mafia, scrivendo articoli e parlando alla sua radio ” Radio Aut” fondata insieme ai suoi amici. Proprio quando il figlio ed il padre, dopo il loro lungo litigio si stavano riavvicinando, Luigi viene investito appositamente da un’auto. La mamma di Peppino comincia a prendere le distanze dalla mafia e a cercare di proteggere i suoi figli.
Il titolo del film è molto significativo perché i cento passi erano quelli che separavano la casa di Peppino da quella del boss e Peppino li aveva contati un giorno insieme al fratello per fargli capire che la mafia era così vicina, troppo vicina. Una vicinanza pericolosa che Peppino aveva capito, aveva combattuto, sacrificando la sua stessa vita come tanti eroi vittima della mafia. Ha avuto il coraggio di non restare in silenzio come la maggior parte delle persone che li circondavano, ma anche loro hanno capito dopo la sua morte l’importanza e la grandezza di lui come hanno dimostrato durante la scena della processione funebre a cui hanno partecipato tutti in segno di rispetto e di ammirazione.
È una scena molto commuovente e io come spettatrice mi sono sentita in mezzo a quelle persone , a piangere per lui e salutarlo per l’ultima volta con il pugno in aria e gli occhi pieni di lacrime.