dalla Redazione del TGTassoNews – Il paesaggio da fiaba che vedete in foto non si trova in Norvegia, in Islanda o in Nuova Zelanda, ma nel cuore della Lucania, a Pietragalla.
Si tratta dei resti di un’antica civiltà contadina.
I Palmenti, così si chiamano, sono vasche scavate nella roccia arenaria nascoste da una vegetazione spontanea che cresce sul loro stesso tetto e probabilmente videro la luce nell’Ottocento.
Fino a cinquant’anni fa, i Palmenti, rappresentavano il fulcro della vita economica e sociale di Pietragalla: questo particolare sistema di grotte costruito nella e con la pietra locale, era adibito alla trasformazione delle uve; qui, infatti, avvenivano la pigiatura e la fermentazione.
Alla fine del processo, il vino veniva trasportato in botti di legno nelle cantine ipogee scavate nel centro storico del paese.
Rispetto ad altri Palmenti rinvenibili in altre località del Sud Italia, i Palmenti del Parco di Pietragalla sono unici nel proprio genere sia perché non isolati ma raggruppati tra di loro, sia perché disposti a diverse altezze che seguono l’andamento irregolare del terreno e che offrono una vista davvero suggestiva.
Oggi nel Parco di Pietragalla, nei Palmenti in buone condizioni che si possono visitare all’interno, sono ancora visibili gli ambienti dedicati al procedimento di lavorazione dell’uva. Altre caratteristiche dei Palmenti di Pietragalla sono la piccola apertura sopra la porta che consentiva l’aerazione dell’ambiente per far uscire l’anidride carbonica generata dalla fermentazione, e il rivestimento di terra dove cresce spontanea la vegetazione, che muta a seconda delle stagioni.