di Simone Crapanzano – L’ 8 aprile ha avuto ufficialmente inizio la festività di Pesach,la Pasqua ebraica del 5780esimo anno, secondo il calendario ebraico, in cui si ricorda la liberazione del popolo ebraico dalla schiavitù in Egitto.
Secondo il racconto biblico,il popolo ebraico, ridotto in schiavitù dagli egizi, sarebbe stato liberato da Dio per mano del profeta Mosè da lui inviato. Abbandonato l’Egitto, gli ebrei avrebbero vagato nel deserto del Sinai per 40 anni per poi giungere nella terra di Canaan, dove si sarebbero insediati.
Durante la Pesach si è soliti mangiare le lasagne di pane azzimo, le frittelle di uovo e pane azzimo,uova,erbe amare, agnello, dolcetti di vario tipo, polpette in brodo e polpette di verdure.
Uno dei precetti fondamentali è quello di narrare, durante la cena rituale , chiamata Seder, il racconto della liberazione.
L’introduzione del racconto spetta al più piccolo o alla più piccola
della famiglia, che pone agli adulti delle semplici domande come ad esempio:
Perché stasera mangiamo il pane non lievitato? Perché si mangiano le erbe amare?
Alle domande dei bambini, seguono le risposte degli adulti:
Perché il pane non ha fatto in tempo a lievitare prima di essere liberi e le erbe amare ricordano l’amarezza della schiavitù.
La celebrazione della Pasqua ebraica si concluderà il 16 aprile prossimo.
Ma questo Pesach sarà più speciale di qualsiasi altro Pesach perché “Pesach” significa superare qualsiasi sfida e in questo momento si sono presentate alcune grandi sfide. Ci troviamo isolati gli uni dagli altri, confinati nelle nostre case. I nostri percorsi verso il futuro sono stati improvvisamente inghiottiti in una grande incertezza. Il mondo in cui vivevamo solo un mese fa non esiste più e non ritornerà mai lo stesso.
Così gli ebrei si aggrappano a ciò che si è dimostrato sempre solido e sicuro. In ogni momento, in ogni circostanza. Raccontano la storia del loro esodo fino alla conquista della libertà.