Vincenzo De Franchis (1531-1601)
Le radici della famiglia sono a Capua, ma i componenti furono esiliati per farvi poi ritorno sotto Giordano II. Il nucleo famigliare, poi, si ramificò in vari paesi tra i quali Piedimonte d’Alife. La Famiglia ebbe un privilegio firmato da re Carlo II d’Angiò col quale si decretava che nel momento in cui il Re entrava per la prima volta in Capua, un cavaliere di Casa de Franchis insieme alla moglie, avrebbe dovuto reggere le briglie del cavallo sino a quando il sovrano non ne fosse smontato. Al cavaliere spettava in dono il cavallo e alla moglie l’anello che il Re portava al dito. Quando accadde ciò, il cavaliere della casa De Fanchis, Giovanni, si trasferì a Piedimonte con la nobile famiglia capuana formata da Giulio de Franchis. Tra gli altri di famiglia vi era anche il figlio Adriano. Da Adriano e sua moglie nacque, nel 1531, Vincenzo de Franchis che fece una splendida carriera nella magistratura, infatti ancora giovane fu inviato a Napoli per lo studio della legge, e professò per tredici anni l’avvocatura. Rifiutò cause ingiuste, e spesso patrocinò cause riguardanti i poveri senza percepire alcun compenso. Visse in una villa fuori le mura di Napoli dove spesso era solito ritirarsi per preparare le Decisiones.
Il passo dalla dottrina giudiziaria alla politica fu breve, e nel 1566 re Filippo II lo elesse a Giudice di Vicaria e quindi lo fece prima Reggente nel Supremo Senato d’Italia, poi membro e successivamente Presidente del Supremo Consiglio d’Italia e Viceprotonotario del Regno, per cui, per tutto quello che riguardava la politica Re Filippo II ascoltava lui. Morì il 3 aprile 1601, all’età di settant’anni, dopo solenni funerali, il suo corpo fu seppellito nella Chiesa di San Domenico Maggiore a Napoli.
Avventuroso, ebbe dalla moglie Antonia Celia di Napoli, quattordici figli, nove maschi e cinque femmine, senza vederne morire alcuno.
Ludovico Paterno (1533-1575)
Ludovico nacque il 12 febbraio 1533. Era di piccola nobiltà, e perciò in gioventù fu cavaliere e servì il marchese di Cardines. Viveva a Napoli e spesso si recava a Piedimonte, nella valle di Alife, in particolare, amava poetare silenziosamente. Imitatore della poesia petrarchesca, gli capitò quel che era capitato a Petrarca: s’innamorò di una donna irraggiungibile, la bellissima Lucrezia Montalto, sposa del conte Luigi Gaetani, che dopo la morte di quest’ultimo, divenne moglie di Cesare Cavaniglia. Nel 1560 furono stampate per la prima volta le Rime del Paterno, in Vita e in Morte di Mirzi (Lucrezia), con il titolo: Nuovo Petrarca di M. Lodovico Paterno. L’uscita del libro attirò addosso al Paterno l’ira universale per aver osato intitolare il suo libro “Nuovo Petrarca”. Nelle poesie liriche non fu privo di eleganza, amò una Mirzia, e di lei cantando, scherzò molte volte sul mirto.
Quando la gioventù era ormai passata, messer Ludovico, celibe e molto religioso, entrò fra i Domenicani, e morì a soli 42 anni nel convento di Aversa.
Il Paterno, studioso di lettere classiche di vasta cultura, iniziò la poesia “barbara”, d’imitazione del latino, e fu letto, apprezzato e imitato. Il valore della sua poesia rimase alto fino a tutto il ‘700, fin quando fu un canone l’imitazione dei grandi autori classici. Dal Romanticismo in poi decadde e fu dimenticato.
Beniamino Caso (1824-1883)
Nacque nel piccolo paese di San Gregorio, nel 1824. Beniamino studiò inizialmente medicina al Real Collegio di Maddaloni ma, ancora giovanissimo, fu attratto dalla vita politica con le sue idee liberali. Durante gli avvenimenti del 1848, quando fu formato il Parlamento napoletano, Beniamino Caso era ancora studente di Medicina a Napoli. Fu certamente al fianco di Silvio Spaventa e Gaetano Del Giudice, che proprio in quei giorni fondarono a Napoli il giornale “Il Nazionale”.
Abbandonati gli studi di medicina, si dedicò completamente all’attività politica, divenendo Sindaco di San Gregorio. Ma negli anni successivi la carica fu del fratello Michele. Beniamino Caso fu l’anima del Sotto Comitato dell’Ordine e nel 1860 raccolse attorno a sé un gruppo di liberali del comprensorio matesino. Quando la notizia dell’avvicinamento di Garibaldi fu certa, Beniamino Caso mise su un vero battaglione di uomini, la Legione del Matese, in buona parte finanziata da lui personalmente, pronta all’azione. Nel settembre 1860 divenne membro del Governo Provvisorio del Distretto di Piedimonte ma, fatta l’unità d’Italia, restò fuori dai primi incarichi governativi. Decise allora di optare per il collegio di Caserta, ma questa fu la sua condanna politica. Operò questa scelta per fare spazio all’amico Gaetano Del Giudice, risultato secondo eletto a Piedimonte. Nel tempo libero si appassionava allo studio della botanica. Fondò e fu presidente del Comizio Agrario del circondario di Piedimonte.
Soltanto nel 1875 tornò alla politica quando venne eletto Consigliere Provinciale.
Proprio quello stesso anno fondò l’Osservatorio Meteorologico di monte Muto, era la prima volta che una struttura del genere veniva localizzata sull’Appennino meridionale. All’età di 59 anni, dopo dieci ore di agonia, in seguito ad un ictus cerebrale, Beniamino Caso morì nella sua casa di Piedimonte il 13 ottobre 1883.
Luigi Pepe
Luigi Pepe è nato a Piedimonte Matese il 3 agosto 1947. Laureato in Matematica presso l’Università di Pisa, è stato assistente e professore incaricato presso le Università di Pisa, Trento e Ferrara. E’ stato invitato a tenere conferenze presso molte Università straniere e in quasi tutte le università italiane.
Fa parte del comitato scientifico di quattro riviste scientifiche italiane.
E’ autore di oltre 250 pubblicazioni in riviste specializzate italiane e straniere. Nel 2016 ha pubblicato un’ampia monografia sulla storia degli insegnamenti matematici. I suoi studi sulla storia delle scienze e delle istituzioni scientifiche sono noti e citati dagli specialisti di storia delle Università europee. Ha ricoperto numerose cariche istituzionali presso l’Università di Ferrara (presidente del corso di laurea, membro del senato accademico integrato, membro del consiglio di amministrazione, decano dell’Università ecc.). Ha fatto parte in modo continuato del Collegio di Dottorato dell’Università di Ferrara, dirigendo il lavoro di tesi di diversi ricercatori nel campo della storia della matematica. Rappresenta l’Università di Ferrara nel Centro Interuniversitario per la Storia delle Università italiane ed è stato nominato professore emerito nell’Università di Ferrara.
La Mathesis si dichiara onorata di annoverare la personalità del prof. Luigi Pepe fra i suoi soci e grata gli ha espresso le più sincere felicitazioni.