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GIORGIA NATALIZI (II^AS) – A cosa serve andare a scuola? A cosa serve studiare? Quanto influirà realmente sul mio futuro? La verità è che non lo so e, forse a guardarmi indietro, credo di non averlo mai saputo.
Potrei riportare le motivazioni dei miei genitori, me ne hanno date talmente tante che ora nemmeno le ricordo. Potrei ascoltare le parole di chi non ha studiato: “Se potessi tornare indietro, se potessi avere di nuovo la tua età!”. Potrei riferire quelle dei professori: “La cultura aiuta a crescere, c’è bisogno di cultura”. Potrei, infine, riportare le parole di chi ha faticato a trovare lavoro, perché senza un titolo di studio, ma la verità è che non ho mai dato davvero credito a queste motivazioni.
Sì, la maggior parte degli adulti crede sia importante studiare, ma sono parole dette con il senno del poi, dettate comunque dalla capacità delle persone di rapportarsi con la vita.
Prendiamo mio padre: è un uomo molto intelligente, ma poco interessato allo studio. Non ha una laurea e non si è diplomato con il massimo dei voti, ma è stato comunque in grado di trovare un ottimo lavoro. Certo forse ha avuto più difficoltà ad esempio di mia madre, che ha trovato lavoro appena laureata, ma credo che per una persona con il suo carattere sarebbe stato molto più faticoso studiare per cinque o più anni all’Università.
In fondo credo che ognuno debba trovare la sua strada, in modo che possa vivere sereno come meglio crede.
Sono d’accordo, però, anche con chi afferma che studiare sia importante, almeno quel minimo che ci permette di poter capire le leggi e la struttura del nostro Stato, dato che siamo noi a votare i nostri rappresentanti politici. Italiano, cittadinanza, storia sono materie fondamentali per questo. Inoltre una buona base di matematica può aiutare ad avere più chiarezza mentale, il latino, anche se sembra strano, a conoscere meglio l’italiano, e così anche la letteratura, la scienza, la chimica, l’arte, la psicologia e, comunque, tutte le materie che vengono studiate a suola sono importanti per la formazione di una persona, così che possa comprendere a pieno il funzionamento della società e chi ha intorno.
Ovviamente le motivazioni indicate sono molto semplici e magari neanche del tutto corrette, ma non è certo compito mio affermare a cosa possa servire ogni specifica materia, anche perché non ho le competenze adatte a stabilirlo, la mia intenzione è solamente quella di far notare che almeno una conoscenza base di esse sia indispensabile.
Nonostante tutto, però, voglio ribadire quello che ho detto prima: non sono questi i motivi per cui vado a scuola. Ma allora perché? Cosa mi impedisce di abbandonare tutto?
Il fatto è che ho sempre avuto una passione per la conoscenza, non tanto per lo studio in sé, dubito che qualcuno lo trovi davvero divertente, ma nel semplice fatto di conoscere e sapere.
Guardandomi intorno vedevo i raggi del sole, la televisione, le automobili, i libri, i computer, gli animali e l’unico pensiero che mi passava per la testa era quello di capire davvero la natura di tanta meraviglia.
Come funziona un videogioco? Come è fatta davvero l’acqua? Quanto sono lontane le stelle? Perché l’Italia è così? Cosa rende le persone quello che sono? Si nasce in un certo modo o ci si diventa?
L’unica verità che per me è sempre esistita è il bisogno di sapere quanto più possibile di tutti i campi, che vadano dalla robotica alla chimica, alla letteratura, alla storia, io sono curiosa di tutto, sia al livello umanistico che scientifico.
Non so cosa provano gli altri nel guardare il cielo, gli alberi o le parole di un libro del Seicento, ma io riesco solo a percepire stupore e curiosità, e più li guardo, più aumenta la loro bellezza.
Albert Einstein diceva:
“Colui che non è più capace di provare né stupore né sorpresa è per così dire morto: i suoi occhi sono spenti.”
Io non sono morta.
Voglio viverla questa mia vita, voglio capirla, comprenderla.
Anche se tutto questo non mi portasse a nulla lo farei lo stesso.
Se non fossi abbastanza intelligente per riuscire a studiare a certi livelli compenserei con la fatica.
Se non avessi la costanza per arrivare in fondo mi sforzerei di ottenerla.
Se qualcuno mi impedisse di proseguire i miei studi farei di tutto pur di non dargliela vinta.
Farei crollare i muri, salterei i fossi purché nessuno mi impedisca mai di seguire questa strada, la mia strada.
Giorgia Natalizi, II^ AS – I.I.S. G. da Catino
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