Quando si parla di Giorno della memoria si pensa sempre alla ricorrenza internazionale
per commemorare le vittime dell’Olocausto, i 6.000.000 di Ebrei morti per la follia di
pochi, ma anche quegli uomini, come Perlasca, che di Ebrei ne portarono in salvo tanti
anche a rischio della propria vita. Oggi, però, io vorrei fare un diverso tipo di
osservazione che viene da molto lontano.
“Nessuno ha il diritto di obbedire” è la celebre affermazione di una filosofa Hannah
Arendt, “Nessuno è incolpevole” dice Montale in una sua celebre poesia “La primavera
hitleriana”. Esisteva un diritto e un dovere alla disobbedienza in quegli anni soprattutto
di fronte ad una legge ingiusta? Questa è la domanda.
La prima ribelle nella storia della letteratura è Antigone che osa seppellire il cadavere
del fratello Polinice, nonostante il divieto imposto dal tiranno Creonte. Polinice aveva
guidato il suo esercito contro la città di Tebe governata da suo fratello Eteocle che, allo
scadere dell’anno di governo, non aveva voluto lasciare il potere, come stabilito nei
patti. I due fratelli erano morti l’uno per mano dell'altro. La legge dello stato prevedeva
che Polinice non potesse essere sepolto, ma Antigone seguì un’altra legge, quella non
scritta, quella del cuore. Disobbedì e fece quello che ritenne giusto. Anzi, doveroso:
seppellì il fratello.
La storia di Antigone che mia madre mi ha raccontato quando abbiamo fatto visita al
campo di concentramento di Terezin a Praga mi è tornata in mente in questa giornata.
Il processo di Norimberga concluse la seconda guerra mondiale e portò alla sbarra i
responsabili dei crimini nazisti. Ai vari capi di accusa ne fu aggiunto uno quello di
genocidio proprio perché andava punito anche lo sterminio subito dagli Ebrei. Gli
imputati si dichiararono tutti non colpevoli, perché avevano ubbidito agli ordini di un
solo capo Hitler, cioè avevano fatto il loro dovere.
Allora perché vennero condannati a morte?
In nome di un ben altro principio, che è un principio etico, quello che fu chiamato “legge
di Antigone”. Erano stati violati e calpestati i diritti umani, quelli non scritti, il diritto
alla vita, alla libertà, alla parola, al pensiero, all’esistenza. Fare del male, in quegli anni,
era diventato “banale”. Nessun uomo degno di tale nome avrebbe dovuto obbedire ai
cosiddetti “ordini”. Disobbedire era un dovere morale innanzitutto.
Antigone ci ha insegnato che esiste una coscienza e una responsabilità personale. E, mai
come oggi, in cui i fatti quotidiani sembrano riproporci in forme diverse quanto già
avvenuto, forse varrebbe la pena ricordarci il suo insegnamento.
L’uomo non dovrebbe mai dimenticare di essere uomo, perché, quando l’umanità finisce
rimane solo la bestia.