Oggi si sente parlare della Shoah, un avvenimento che viene ricordato nella giornata della memoria a esso dedicato ogni 28 gennaio. Con la parola Shoah si intende lo sterminio degli ebrei perpetrati dai nazisti durante il secondo conflitto mondiale. Tutti i bambini, tutte le persone, mendicanti, vagabondi, venditori ed ambulanti venivano deportati nei campi di concentramento, dove erano costretti a lavorare. Per decidere la loro morte bastava un si o un no delle guardie naziste. La maggior parte delle persone soppresse passarono per i campi di concentramento con attrezzature speciali progettate per uccidere in forma sistematica. I poveri condannati venivano trasportati come bestie, nei campi di concentramento cioè grandi estensioni di terreno circondate da alte e fitte barriere di filo spinato attraverso le quali passava la corrente elettrica per fulminare chiunque tentasse di fuggire. Esistono vari campi tra Germania e Polonia, il più famoso era quello di Auschwitz .Ogni sera, durante la seconda guerra mondiale, nel campo di sterminio di Auschwitz le guardie naziste facevano l’appello. Ho letto che una sera un prigioniero non rispose e gli altri si guardarono con terrore, perché sapevano che per ogni fuggitivo dieci avrebbero pagato con la vita. In quell’occasione il comandante del campo passò in rassegna i prigionieri e col dito, a caso, ne segnò dieci destinati a morire “nell’bunker della fame”. Il decimo era il sergente polacco Francesco Gajawniczeck .Preso dalla disperazione mormorò singhiozzando: “Mia moglie… i miei figli”. Allora un prigioniero il numero 16.670 si fece avanti e disse al comandante: “Chiedo di prendere il suo posto”. Quest’episodio mi ha colpito perché ha dimostrato che anche in una situazione tanto difficile, c’era tanta umanità. Noi ancora oggi, a distanza di anni celebriamo la giornata della memoria, in cui ricordiamo quello sterminio non solo per ricordarci tutte le persone morte, ma anche perché abbiamo il dovere di fare in modo che una simile atrocità non accada di nuovo.