//Peppino Impastato. Un piccolo grande uomo, esempio di lotta, di coraggio e di vita. Irene Foddis 2DA (Linguistico-tedesco)

Peppino Impastato. Un piccolo grande uomo, esempio di lotta, di coraggio e di vita. Irene Foddis 2DA (Linguistico-tedesco)

di | 2024-05-06T22:20:29+02:00 6-5-2024 22:20|Alboscuole|0 Commenti
Giuseppe Impastato, chiamato Peppino, nasce a Cinisi (PA) il 5 Gennaio del 1948 da Felicia Bartolotta e da Luigi Impastato. I suoi familiari erano mafiosi, sua zia aveva sposato il boss mafioso Cesare Manzella e suo padre fu mandato al Confino durante il periodo fascista. Peppino aveva un fratello, Giovanni, con cui condivideva ogni suo pensiero. Durante l’infanzia Peppino cresce per un lungo periodo a casa dello zio Matteo che lo segue dalla scuola elementare a quella media, tramandandogli la passione per la lettura e la politica. Peppino frequenta il Liceo Classico di Partinico e in quegli anni si avvicina alla politica. Nel 1965 fonda con alcuni suoi compagni il giornalino “L’idea socialista” che, dopo alcuni numeri, viene sequestrato. Peppino infatti si rende conto che tutta la sua famiglia appartiene alla mafia, e tramite questo giornalino, come anche attraverso Radio Aut, lui ridicolizza la mafia e tutti i suoi esponenti. Attraverso i media denuncia i crimini e tutti gli affari mafiosi di Cinisi. In particolare parla di tutto ciò che riguarda Gaetano Badalamenti che controllava la maggior parte dei traffici di droga nel paese. Per questo motivo rompe ben presto i rapporti col padre che, dopo la morte di Cesare Manzella, diventa sempre più partecipe in questi circoli mafiosi al fianco di Gaetano Badalamenti. Dal 1968 in poi partecipa, col ruolo di dirigente, alle attività dei gruppi comunisti. Conduce le lotte a favore dei contadini espropriati per la costruzione della terza pista dell’aeroporto di Palermo in territorio di Cinisi, degli edili e dei disoccupati. Nel 1975 fonda il circolo “Musica e Cultura”, un’associazione che promuove attività culturali e musicali e dove trovarono maggiore spazio il “Collettivo Femminista” e il “Collettivo Antinucleare”. Nel 1978 Peppino partecipa alle elezioni comunali di Cinisi con una lista che ha il simbolo di Democrazia Proletaria. Nella notte tra l’8 e il 9 maggio, però, prima che si sapesse l’esito delle elezioni, Peppino viene assassinato e il suo corpo martoriato da una carica di tritolo piazzata lungo i binari della ferrovia di Cinisi. La sua morte viene inizialmente fatta passare come un suicidio e lo si etichettò come un terrorista, un attentatore suicida. Nonostante questo, però, dopo la sua morte, viene comunque eletto al Consiglio comunale. L’assassinio passa quasi inosservato perché lo stesso giorno viene ritrovato anche il corpo senza vita del presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro che, insieme a Peppino, rappresentano i simboli di due Italie che cercano di lottare contro l’ingiustizia del Paese. Le indagini del caso “Impastato” durano diversi anni, sebbene sospese nel 1992; ma nel 1994 la mamma Felicia, che da sempre si era mostrata contraria all’attività del marito, e il fratello Giovanni, aiutati dal Centro di documentazione di Palermo dedicato a Peppino Impastato, chiedono la riapertura del caso.  Nel giugno del 1997 viene emesso un ordine di cattura per Gaetano Badalamenti e l’11 aprile 2002 viene dichiarato colpevole e condannato all’ergastolo. Peppino Impastato è stato uno dei primi a denunciare liberamente la mafia allontanandosi anche dalla propria famiglia per seguire i propri scopi. La sua testimonianza è al giorno d’oggi un esempio di puro coraggio per tutte quelle persone che decidono di lottare, denunciare crimini o affari loschi e complicità. Alla storia di Peppino sono state dedicate numerose opere come il film “I cento passi” di Marco Tullio Giordana o il libro scritto da suo fratello Giovanni “Mio fratello, tutta una vita con Peppino” per portare avanti la sua memoria e per ricordarne i sacrifici. Peppino è stato, è e sempre sarà un grandissimo esempio di lotta e di vita soprattutto per noi giovani. È stato un rivoluzionario che ha sfidato il potere e per il suo forte spirito di giustizia ha perso la vita in modo efferato. Ma la sua morte non è avvenuta invano, tanto che è diventato un esempio da seguire da tutti coloro che desiderano combattere le ingiustizie e le mafie mettendo in primo piano i principi di legalità e democrazia. Nonostante le minacce e le continue intimidazioni non si è mai arreso, continuando la sua lotta alla legalità fino all’ultimo giorno della sua vita.