Alice 3^B. Alla domanda “Come stai?” è come se fossi costretta a dire bene, perché, se cominciassi a dire che va male, gli adulti mi chiederebbero il motivo e dopo che ti sei impegnata con tutta te stessa per capire cosa ti succede interiormente, la loro risposta, immancabilmente è: “Ma daiiiii… tanto sei brava, stai tranquilla…. ce la farai!”
E’ come se non ascoltassero più neanche le nostre spiegazioni, ma ti parlino, sfruttando il fatto che già ti conoscono e che sanno già il tuo carattere e le tue paure.
Non si sono mai chiesti se è veramente così.
Ho provato a parlarne, ma tutti raccontano quello che hanno vissuto che non è sicuramente uguale a quello che vivo io.
Non avrei mai pensato che questo periodo si distinguesse così tanto dal resto della mia vita, che fosse diverso, strano, ma allo stesso tempo bello…forse.
E’ anche difficile farsi capire, a volte, perché in realtà non ti capisci neanche tu. E’ come se dentro avessi dei fili tutti aggrovigliati di cui non riesci a capire né l’inizio né la fine.
Ci sono dei momenti in cui si ha tutto sotto controllo, altri in cui vorresti urlare, finché non finisce la voce, finché gli altri non capiscono che non va tutto bene, ma c’è qualcosa che ti frena, qualcosa che te lo impedisce e, l’unica cosa che si può fare, è dare libero sfogo alle lacrime, ad un pianto liberatorio, chiudere la porta della camera, lasciando fuori il resto del mondo…