Fabiana Clemente – Lo chiamano Santo Padre, ma nella sera di venerdì 27 marzo papa Francesco solo in piazza San Pietro sembra più un saggio padre di famiglia che indica quell’”ossigeno dell’anima che lenisce il cuore in questo tempo che sembra più un Medioevo che il tecnologico terzo millennio. All’uomo che 50 anni fa ha saputo andare sulla Luna, oggi non resta che osservare sconfitto una malattia che non si vede, un virus nemico che si sparge facilmente e fa tremare la scienza.
Le nostre piazze sono vuote. Deserta è anche piazza San Pietro, sotto un cielo scuro che sembra annunciare davvero la fine del mondo mentre avanza il buio della sera. Eppure questo uomo di fede, che traballa sulle sue gambe, guida con fermezza la Chiesa e prega. Prega per tutti gli uomini, credenti e no. Perché siamo tutti sulla stessa barca in questa tempesta. E in un tempo di complottisti, di accuse e recriminazioni, di catene sul web, il saggio papa Francesco indica il silenzio della preghiera. Per i cristiani è quel pane e vino che diventa eucarestia, per tutti è un invito a guardarsi dentro, a non disperare, ad essere uniti gli uni agli altri, a credere se non in Dio almeno all’uomo. Forse la cosa più difficile, perché “affidarsi” richiede lo spogliarsi di qualcosa di nostro.
La sua preghiera si spinge forse a suggerire a tutti gli uomini di scienza di ricercare, di cercare con il loro talento quel vaccino, quel farmaco che potrà sconfiggere questo flagello. La benedizione Urbi et Orbi non è altro che un invito: benedite, ossia dite bene. Forse anche per le nostre parole battute su una tastiera perché sappiano essere precedute da un silenzio e da un pensiero, da una riflessione. Un pensiero che va a tutti coloro che sulla barca in tempesta stanno lottando contro la morte, a quanti stanno lavorando nel rischio per curare i malati, a tutti i governarti che devono prendere decisioni adatte in una situazione che nessuno poteva nemmeno immaginare. L’uomo di Chiesa venuto dall’altra parte del mondo non poteva che parlare con la preghiera e affidarsi al cielo e al cuore degli uomini di buon senso.