Anne uscì di casa alle 18:46 del 28 gennaio e si diresse verso la biblioteca. Sperava che andando lì riuscisse a non pensare più al litigio che aveva avuto con suo marito Mark poco prima.
Così, una volta arrivata davanti alla biblioteca, ci entrò. Posò l’ombrello e salutò Sophia, la proprietaria dell’edificio. Poi prese un libro e provò a leggerlo. Non ci riuscì. Aveva bisogno di sfogarsi e di certo in quel momento non riusciva a farlo leggendo. Allora posò il libro su una scrivania e poi si sedette su un divano beige di cuoio. Rimase lì ad ammirare la pioggia che scorreva sui vetri. Le piaceva quell’atmosfera, ma non sapeva che sarebbe stata ben presto rovinata. Mentre Anne ammirava la pioggia entrò in biblioteca John, il suo amante. Anne, da un po’ di tempo a quella parte si stava rendendo conto di non provare più alcun sentimento per Mark, e questa era, molto spesso, la causa dei loro litigi. Conobbe John proprio in quella biblioteca: mentre lei leggeva un libro, John si avvicinò e iniziarono a conoscersi sempre di più. Anne lo considerava l’uomo della sua vita, perché era l’unico che stava riuscendo a farle ritrovare quella serenità che con Mark stava pian piano perdendo.
Quindi John entrò in biblioteca e si sedette accanto ad Anne. Iniziarono a parlare del più e del meno, a ridere e scherzare. Dopo poco si udì un rumore molto strano, quasi come quello che viene prodotto quando si sbatte il piede in una pozzanghera. A quel punto Anne si spaventò tantissimo, così decise di uscire immediatamente dalla biblioteca. Una volta uscita da lì si diresse verso casa. Aprì la porta della sua abitazione e salutò suo marito. Poi si sedette nella sala da pranzo e iniziò a lavorare al computer silenziosamente. Forse pensava ancora a quello strano rumore. Dopodiché cenò e si mise a letto. Circa una settimana dopo però, mentre faceva un giro vide un manifesto con su scritto: “Giovane trovato senza vita nella biblioteca centrale: pare si chiamasse John e avesse una compagna di nome Anne. La bibliotecaria afferma: “Inizialmente pareva andare tutto bene, poi sentii un rumore strano che fece spaventare una ragazza che era in biblioteca tanto da farla fuggire via a gambe levate”.
Anne rimase lì, impassibile. Non riusciva a metabolizzare l’accaduto. Poi, in lacrime, tornò a casa. Lì però, un’altra disgrazia si abbatté su di lei: suo marito aveva scoperto tutto.
-Ah sì, allora è vero?- chiese Mark.
-Cosa, tesoro?- disse Anne.
-Ormai hanno visto tutti quel manifesto. Vediamo…John, ti dice qualcosa?
-Sinceramente no.
-Mi fa ridere la tua finzione, sai?
-Bene, almeno riesco a portare un po’ di allegria in questo mondo pieno di tristezza, dovresti essere fiero di tua moglie- ribatté Anne con tono
canzonatorio.
L’uomo sbuffò, ma non proferì parola. La donna fece altrettanto.
Ci furono settimane di vana investigazione, ma i detective non si arresero e continuarono a indagare. Pochi giorni dopo si venne a sapere la data del delitto, informazione però alquanto inutile, dato che non serviva per scoprire il colpevole.
Intanto, in casa di Anne e Mark, si sviluppava una nuova discussione:
-Sai cosa, Mark?- disse Anne.
-Cosa? Vuoi ancora tentare di giustificarti dopo quello che hai fatto? Non dovrei nemmeno essere qui con te- rispose Mark.
-Ah no, non ho la minima intenzione di fare quello che pensi, voglio semplicemente chiederti una cosa. Com’è possibile che tu abbia pensato proprio a me quando hai la notizia? Non c’è una sola Anne in questa città-
-Quel giorno eri in biblioteca, mi parli sempre di questo tuo “amico” John e hai ancora il coraggio di mentire? Ti stai ostacolando da sola- ribatté con aria di sfida Mark.
-Sai che c’è, Mark? Sì, è vero, sono io la compagna di John, ma ora purtroppo non lo sono più e mi dà fastidio essere la moglie dell’uomo che non amo. E sai anche un’altra cosa? Sono stata io a uccidere John, perché avevo paura che tu potessi scoprirmi, ma alla fine l’hai fatto ugualmente, quindi non è servito a nulla compiere quel gesto. Infine ti dico quest’ultima cosa e poi vado via, anche se la nostra relazione è durata poco, lui mi ha fatto sentire amata e mi ha fatto vivere serena e tranquilla, cose che tu non sei stato capace di fare! Detto questo, vado via. Addio, Mark- concluse Anne
Di Rosa G. B. II G