Non solo eroi, ma semplici persone come noi.
La notizia più rilevante di quest’ultimo mese è sicuramente l’emergenza per il covid-19, un virus di tipo influenzale che sta colpendo tutto il mondo causando migliaia di morti. A causa del virus, più comunemente chiamato coronavirus, sono state prese delle misure d’emergenza di tipo molto restrittivo come ad esempio l’obbligo di restare ognuno nelle proprie abitazioni allo scopo di diminuire la diffusione del contagio e abbassare il tasso di infetti. Il virus uccide tutti e non risparmia nessuno ma nonostante le restrizioni valide a tutti, ci sono però alcune categorie di lavoratori come medici ed infermieri che devono proseguire quotidianamente a svolgere il loro lavoro. Tutti ci sentiamo in dovere di ringraziarli per ciò che stanno facendo in questo periodo di crisi per tutti; li stiamo definendo eroi, ma in realtà più che eroi, loro sono delle semplici persone che tra la paura che tutti noi abbiamo di risultare positivi, stanno svolgendo il loro lavoro con l’aggiunta di turni estenuati a causa della mancanza di unità e personale, con la lotta che devono fare per ottenere mascherine, guanti e protezioni in esaurimento, con le ferie bloccate e l’obbligo di andare a lavorare senza potersi mettere anche loro in quarantena come autotutela, alcuni poi, con la costrizione di non poter tornare dalle proprie famiglie per preservare la loro salute. Io in primis so cosa vuol dire per gli infermieri lavorare in questo brutto periodo avendo un padre che lavora in prima linea in pronto soccorso. Sacrificarsi e fare il grande sforzo di mettere a rischio la loro stessa vita e quella dei familiari. So cosa vuol dire lavorare in continuazione a stretto contatto con milioni di persone che potrebbero essere possibili infetti. So di chi entra dalla porta di casa con lo sguardo di chi ha paura di abbracciarci o salutarci. So di chi entra con il terrore che il suo lavoro possa nuocere agli affetti più cari. E so anche della forza, della dignità, dell’orgoglio e del coraggio che ci vuole per lasciare la propria famiglia e andare a lavorare tutti i giorni a soccorrere persone sconosciute. Io so cosa vuol dire per loro tutto questo perché a ciò assisto da quando sono nata e l’ammirazione per le persone che sono come mio padre non ce l’ho solo oggi, ma sempre. Ma soprattutto io so che loro non vogliono essere nominati come degli eroi, perché anche loro hanno paura, forse più di tutti, anzi sicuramente sono i più terrorizzati. Nonostante la paura, però, loro continuano a svolgere il proprio lavoro con audacia soprattutto in questo periodo, per questo ci tengo a ringraziare tutti gli operatori sanitari, ma non solo per oggi e per quello che stanno facendo in questo momento di crisi, ma per quello che fanno sempre combattendo per salvare la vita di milioni di persone, ma soprattutto perché non sono eroi, ma semplici persone come noi.
ANGELA BORRIELLO IIIB
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