//OH HARRIET, commento di Sara, Maria, Linda, Secondaria di Gazzo

OH HARRIET, commento di Sara, Maria, Linda, Secondaria di Gazzo

di | 2019-12-03T22:19:37+01:00 3-12-2019 22:19|Alboscuole|0 Commenti
Il racconto “Oh Harriet“ è stato scritto da Francesco D’ Adamo e pubblicato a marzo del 2018;  esso si basa su una storia vera accaduta verso la metà dell’ Ottocento che viene, però, raccontata nel periodo dell’ affondamento del Titanic (1912). Billy Bhishop, un giovane cronista newyorkese, viene mandato dal capo redattore ad intervistare un’ anziana signora, Harriet Tubman. Questa è colei che ha dedicato la sua vita ad un sogno: liberare per sempre i neri dell’America del sud dalla schiavitù. Il ragazzo considera questo lavoro una perdita di tempo ma, dopo poco, cambia opinione su “la Mosè degli schiavi”. Harriet (Minty è il suo vero nome ma, in onore della madre Rit, decise di farsi chiamare Harriet) sempre sottomessa agli schiavi bianchi, dopo vari ostacoli riuscì a fuggire a Philadelphia, la terra della libertà. La sua infanzia fu dolorosa e sofferta anche a causa dei problemi di salute che si presentarono dopo aver preso un forte colpo alla nuca, a causa di un peso di una bilancia lanciata da un bianco. Nonostante le difficoltà, però, Harriet ricevette aiuti “miracolosi”: Doc Martin le offrì un rimedio contro i giramenti alla testa e le diede le indicazioni per raggiungere ae strada della libertà, Philadelphia. Quando riuscì ad arrivare al Nord, Harriet, da donna libera, cominciò a creare spedizioni per liberare i neri del sud dallo schiavitù, aiutata anche da Jhon Brown e dal colonnello Montgomery. Insomma, il generale Tubman, una schiava malata ma dotata di uno straordinario coraggio e di un amore per la libertà e la giustizia, non si è fatta fermare da niente e nessuno ed è riuscita a raggiungere il suo scopo. Questa  storia,realmente accaduta, ha suscitato in noi tristezza e rammarico, ma ci ha fatto anche riflettere sulle ultime parole che la straordinaria donna ha pronunciato: “una schiava non ha né futuro né passato,invece noi per la prima volta potevamo pensare al futuro e costruircelo, ognuno come voleva e poteva. Il lungo viaggio verso la libertà era terminato.” Il racconto si chiude con il grande sogno di Harriet,ovvero che oggi i bambini bianchi possano ridere e giocare con i neri, frequentare le stesse scuole e dividere la stessa panchina ai giardini pubblici. I sogni, talvolta, si avverano, ma bisogna crederci e lottare per realizzarli.