di Antonio Castaldo-3^D-
Giovanni Vannucci, presbitero e teologo italiano dell’Ordine dei Servi di Maria, nasce a Pistoia il 26 dicembre 1913 e muore il 18 giugno del 1984.Un passo molto importante di cui parla Vannucci è: “Donare Se Stessi”. In questo passo si apprende la differenza tra il cristianesimo e il buddismo. Il cristianesimo differisce dal buddismo in quanto quest’ultimo più che una religione è una filosofia. Il termine Islamismo, invece, rimanda ad un insieme di ideologie che ritengono che l’Islam debba guidare la vita sociale e politicacosì come la vita personale. Si tratta dunque di una concezione essenzialmente politica dell’Islam. Questo passo ci aiuta a capire l’importanza di garantire agli altri la nostra presenza e disponibilità. Bisogna continuamente uscire da noi stessi per partecipare alla sofferenza e alla disperazione degli uomini, con una pienezza interiore che ci viene dal fatto di esserci liberati dal nostro guscio di egoismo e di essere riusciti ad amare, essere pronti a uscire dal nostro guscio e non pensare a nessuna costruzione eterna e permanente che ci dia pace e tranquillità. Vannucci parla della vita cristiana, la quale è semplicissima: siamo stati noi a complicarla perché abbiamo costruito tutta una serie di strutture mentali, morali, economiche e anche quasi di stato, di società potente,perché abbiamo paura della semplicità estrema di Cristo. Noi abbiamo fatto delle teocrazie, abbiamo costruito delle strutture sociali, ma il cristianesimo è sempre unico. Andare sempre avanti è il nuovo senso che Cristo ha portato nel cammino religioso. Se vogliamo superare la disperazione di Giobbe non c’è altra via: quella di dischiuderci all’amore, liberarci dal nostro egoismo e aprirci alla realtà degli altri. Ci viene spiegato il senso della “risurrezione” dalla scrittrice Gabriella Caramore. La risurrezione è una sorta di parabola della vita di Gesù, purtroppo però di questa parola viene sottovalutata l’importanza, diventando una sorte di sintesi. La scrittrice fa riferimento all’opera di Caravaggio: la cena di Emmaus, in cui Gesù spezza il pane davanti ai discepoli e sparisce lasciando un’ombra di luce. La visione di Cristo che sparisce può essere un modo inaugurale della modernità per pensare alla figura della risurrezione. Non bisogna pensare in modo oggettivo, ma è più forte pensare alla luce che rimane, cioè alla possibilità della vita di ricominciare. Rimanendo un filo di luce, significa che riamane una possibilità, un senso. Dalla risurrezione c’è un forte appello alla vita.