//“Occidentali’s holidays”: recensione a “Tra le granite e le granate”

“Occidentali’s holidays”: recensione a “Tra le granite e le granate”

di | 2018-07-12T12:34:15+02:00 11-7-2018 16:34|Alboscuole|0 Commenti
di NIVES BRACCO – Dopo il suo trionfo sanremasco e (quasi) europeo, la canzone che l’ha lanciato definitivamente Occidentali’s Karma, Francesco Gabbani da Carrara stupisce nuovamente il suo pubblico con il tormentone estivo Tra le granite e le granate. Il pezzo prende spunto da una descrizione divertente e rimata, piena di giochi di parole (fin dalla paronomasia del titolo), della vacanza italiana per eccellenza: tutti ne abbiamo bisogno, tutti la desideriamo, ma alla fine rimaniamo gli stessi, non è cambiato niente, forse nemmeno ci siamo spostati, perché anche in vacanza non riusciamo ad abbandonare lo stress quotidiano e siamo sempre i soliti sciocchi perditempo. 4 La vacanza è un inferno (anche se i venditori la presentano come un “paradiso”, che “costa la metà”), alla fin fine, esattamente come la nostra vita inutile e frettolosa: le “foto di gruppo sotto il monumento” fanno sembrare che i turisti siano finiti in un “campo di concentramento”; quando sono “in coda nei musei”, sono definiti con terribile metafora “macellerie sudate”; che comincino le ferie o che ritornino alla vita normale, risuona sempre crudele richiamo il verso di Dante, “lasciate ogni speranza, voi ch’entrate”. Per cui, se anche il turista prova a godersi al massimo il suo tempo libero e a vivere ogni momento a pieno, senza farsi mancare nulla (nemmeno gli “hotel di lusso nei villaggi dei pigmei”), anche questo periodo di relax dura fin troppo poco rispetto a quello lavorativo e lo si dimentica, purtroppo, molto in fretta: è un raggio di sole in mezzo a troppe nuvole, “un morso di felicità”, indispensabile in una vita così monotona e frenetica come quella di oggi, ma allo stesso tempo vissuto male, senza profondità. 3 Non deve quindi ingannare il ritmo allegro e irresistibile della canzone: sembra voler evocare libertà e spensieratezza, ma, in effetti, lascia al contempo un messaggio ironico (e forse anche autoironico) alla società moderna e ai suoi inutili riti, come quello delle telefonate agli amici deriso nel ritornello (“E state/ lì dove siete,/ com’è che state?/ Ci state bene?/ E state”). 2 Non ci sono dubbi che, anche questa volta, il cantautore abbia centrato il suo obiettivo, scrivendo un pezzo che resterà nei cuori e nella memoria degli italiani, in altre parole un inno, seppure antifrastico, all’estate.