di NICOLE CAVALLI e MARIA RITA D’ALTA – Ore 8:30…Antonio Armenti, Antonio Bottoni, Mario Brancaleone, Valeriano Cacciotti, Paolo Ceccarelli, Achille Corazzina, Costantino Cotesta, Giuseppe Cuozzo, Alfonsina Di Marco, Mario Fini, Nicolino Incitti, Alessandro Lamberti, Angelo Malizia, Giovanni Mallozzi, Roberto Mauti, Gianclaudio Nappi, Giovanni Palmieri, Claudio Pandolfo, Antonio Pinzari, Egidio Piva, Vincenzo Pinto, Ercole Rufo, Antonietta Ruggieri, Giovanni Salvatori, Enzo Sebastianelli, Giancarlo Soldà, Anna Lucia Stamegna, Giovanni Valerio, Livio Zizzi. Tutti presenti o quasi… Ecco i “ragazzi” del V Professionale Agrario Sperimentale 1975! In data 08 Maggio gli studenti si sono ritrovati laddove molti di loro si erano lasciati 45 anni fa, presso l’Istituto “San Benedetto”. L’incontro è stato organizzato da dueragazzidi allora ed ora professori presso la nostra scuola: i prof Vincenzo Pinto e Giancarlo Soldà, prossimi tra l’altro alla pensione. L’allegra brigata si è ritrovata attorno a una tavola ricca di bontà culinarie, preparate e servite dal Laboratorio dell’indirizzo Alberghiero, ma ancora più traboccante di ricordi farciti di gioia e di un po’ di malinconia. Il Perché ha voluto intervistare i prof Pinto e Soldà per riavvolgere, attraverso di loro, il nastro dei ricordi dell’Istituto “San Benedetto”. Quanti anni fa si è diplomato e in quale indirizzo? P. Mi sono diplomato 45 anni fa, l’indirizzo era unico e si chiamava “sperimentale”. S. C’era una sola sezione composta dai primi 30 di una graduatoria, che avevano avuto i punteggi migliori. Qual è il suo legame con questa scuola e cosa rappresenta per lei il “San Benedetto”? P.Inizialmente non frequentavo questo Istituto, ma quello di Lodi grazie ad una borsa di studio. Successivamente per continuare ad usufruire della borsa di studio fui trasferito d’ufficio al “San Benedetto” dove ho frequentato il quarto e quinto anno. S. È una scuola che mi ha sia formato che dato un posto di lavoro. Anche io mi sono iscritto qui per convenienza, dopo che venni a sapere che l’Istituto aveva a disposizione un servizio di autobus che passava davanti casa mia. Nel nostro Istituto la maggior parte degli studenti è pendolare. Anche lei lo è stato? P. Da studente usufruivo del convitto, da professore ho sempre fatto il pendolare, parto da Minturno, prendo il treno e con l’aiuto dei colleghi arrivo a scuola S. Da studente prendevo un autobus che impiegava un’ora e mezza per arrivare a scuola. Adesso invece arrivo con la macchina. Come ritiene sia cambiata la scuola da quando lei era studente? P. È cambiata tantissimo e in alcuni casi non in meglio. S. Io ormai non la riconosco più rispetto alla scuola che ho frequentato, anche rispetto a quando ho iniziato ad insegnare. Allora con i corsi di qualifica si aveva il diploma statale dopo soli 2 anni, inoltre si facevano 40 ore settimanali di cui 18 di esercizio pratico. Adesso è cambiato tutto. Non la riconosco più come una scuola professionale sembra più un liceo. Abbiamo notato che nella rimpatriata era presente solo una donna, com’era il rapporto con le poche compagne di classe? P. Nel gruppo classe c’erano 3 donne e si era instaurata una grande armonia tra tutti noi, eravamo un gruppo coeso. S. Anche nella nostra classe c’era qualche disguido, come accade in tutte le classi. Oggi sono presenti i suoi compagni di classe, quali ricordi conserva di quegli anni? P. La scuola iniziava il 5 Ottobre e finiva a fine giugno. Noi convittori, in quel periodo, usufruivamo della piscina. Ricordo inoltre, il cane del nostro preside Pietro Neri, Rex, che vigilava sempre l’Istituto. Se in giro c’era Rex, significava che il preside era vicino.
S. Il preside Neri, anche se severo, teneva molto ai ragazzi. Ciò che ricordo di più di quegli anni è il viaggio che facevo con l’autobus…ogni mattina intravedevo il lungo mare e i vari borghi. Com’è stato ritrovarsi con i vecchi compagni di classe? C’è stata più gioia o malinconia? P. Insieme ad un altro compagno, tramite amicizie, siamo riusciti a raggiungere gli altri: su 30 che eravamo, ci siamo riuniti in 19, anche perché ci sono state defezioni all’ultimo momento. Le emozioni provate nel rivederli sono state un vero e proprio mix. S. Alcuni di loro li avevo già visti, altri non li vedevo dal diploma. Quindi dopo 44 anni, ritrovarsi i è stato proprio emozionante. Poi…siamo cambiati tutti, quindi è stato anche difficile riconoscerci! Pertanto all’inizio, ci siamo dovuti “ripresentare”, però dopo sono riaffiorati i ricordi e i vari momenti vissuti insieme tanti anni fa. Quale ricordo porterà con sé dei suoi anni d’insegnamento al “San Benedetto”? P. Ricorderò i miei alunni alcuni dei quali successivamente sono diventati colleghi e i figli dei miei alunni che ora sono miei studenti. Questo dimostra che gli anni sono passati e che la pensione è meritata! Un’altra cosa che posso dire è che io e Giancarlo abbiamo vissuto tutti i presidi che si sono succeduti negli anni e a loro sono legati molti ricordi. Il primo, il fondatore di questo Istituto, è stato nostro preside durante gli anni di studio e ha lasciato la scuola nell’anno in cui ci siamo diplomati. S. Posso ricordare i molti ragazzi che ho avuto e che adesso sono inseriti in tante situazioni lavorative, alcune anche prestigiose. Quando mi capita di rivederli, ci sono tante feste e saluti. Il ricordo bello è rivedere i ragazzi dopo che sono usciti dal mondo della scuola e anche rincontrare studenti con i quali a volte c’è stato qualche un contrasto a scuola… ritrovarli fuori è un’emozione grande. Tra convenevoli e tanta gioia, si rammenta il tempo passato… con nostalgia. Ricordo con piacere tanti colleghi che adesso non ci sono più purtroppo… dai quali abbiamo appreso anche tanto. È prossimo alla pensione? Come sta vivendo questo momento? P.Dopo tanti anni d’insegnamento vivo il momento della pensione con un misto di emozioni spesso discordanti tra loro. Mi fa piacere poter dedicare più tempo a me stesso ed a quelli che sono i miei hobby, ma sono sicuro che sentirò molta nostalgia nel non relazionarmi più con colleghi, alunni e tutti coloro che hanno fatto parte per 42 anni del mio quotidiano scolastico. S. Diciamo che si comincia a sentire l’usura del tempo, dopo 41 anni di lavoro che ha permesso di crescere e realizzarci. Ora possiamo anche goderci un po’ di tempo libero, inizia una nuova fase della vita dove possiamo scegliere un cammino più rilassato e meno frenetico e fare cose che abbiamo magari tenuto nel cassetto per tanto tempo. Ringraziamo i prof Pinto e Soldà della disponibilità dimostrata ma soprattutto di quanto hanno saputo dare al “San Benedetto” in tanti anni di appassionato lavoro!