Giada Rubino – Quante volte, per qualche nostra richiesta un po’ troppo irrealizzabile, abbiamo provato a giustificarci dicendo “Non chiedo mica la luna”? Sicuramente non si possono contare sulle dita di una mano, e neanche su quelle di due, perché niente, anche quei nostri desideri impossibili, ci sembra più irraggiungibile della Luna stessa. E forse abbiamo ragione, anche se una volta la Luna l’abbiamo raggiunta e il 20 luglio 2019 si celebrerà proprio il cinquantesimo anniversario del primo allunaggio. Tutto ciò è stato possibile grazie a chi credeva che l‘espressione “Non voglio mica la luna” fosse costituita da cinque parole e una grande bugia. La Luna, infatti, la desideravano John F. Kennedy, gli Stati Uniti, sicuramente l’URSS, la navicella Apollo 11, l’astronauta Neil Armstrong, l’umanità tutta e di certo ci sarà un bambino che vi aspira in questo momento. Il bambino in questione non sappiamo quando avrà l’onore di arrivarci, magari nel 2069, a cinquant’anni da adesso, a cento dalla prima volta. La prima volta che abbiamo poggiato i nostri piedi sulla sua pelle, o meglio i piedi dello statunitense Neil Armstrong che in quel momento compì “un piccolo passo per un uomo e un grande passo per l’umanità”, deve essere stata qualcosa di meraviglioso e di spaventoso allo stesso tempo. Meraviglioso perché quell’enorme sfera bianca nel corso dei secoli è stata oggetto di desiderio per molti. Basti pensare a Leopardi che durante una delle sue serate tristi le aveva dedicato un canto, ad Anassagora che aveva passato ore ad osservarla concludendo che fosse una roccia sferica, a Galileo che aveva rilevato la presenza di alture sulla sua superficie, all’Orlando di Ludovico Ariosto che solo lì avrebbe potuto recuperare il suo senno perduto. Ma anche spaventoso perché i rischi dell’impresa erano altissimi, anche se questo lo aveva già annunciato Kennedy con il celebre discorso “We choose to go to the moon” con il quale, in piena Guerra Fredda, aveva dato il via alla corsa allo Spazio. Fortunatamente, però, Armstrong non era da solo a bordo dell’Apollo 11: vi erano anche i colleghi Buzz Aldrin e Micheal Collins. Mentre quest’ultimo rimase a bordo della navicella, Aldrin assieme ad Armstrong passeggiò sul suolo lunare, non senza timori. Ricordiamo infatti che, come lui stesso ammise, se Armstrong, con un cuore che misurava ben centocinquanta battiti al minuto, diventò il “primo uomo sulla Luna”, Aldrin fu “il primo uomo a farsela nelle braghe sulla Luna”! Vi sono però degli scettici, i quali credono che in realtà il 20 luglio 1969 non sia successo proprio un bel niente, che lassù non sventoli alcuna bandiera a stelle e strisce, che la Nasa abbia inscenato tutto, che quella domenica in mondovisione stessero trasmettendo solo un film. C’è invece chi crede che sulla Luna ci siamo approdati, ma siccome vi abbiamo scovato gli alieni, adesso, pur disponendo di tecnologie molto avanzate, non ci torniamo più. Chissà quale sia la verità … La Luna nel frattempo continua ad osservarci da lassù e noi a salutarla da quaggiù. Forse le faremo un’altra volta visita o forse raggiungeremo prima Marte. I Cinesi daranno il via alla conquista dello Spazio, una bambina diventerà la nuova Armstrong, un bambino scriverà una poesia in lode del Pianeta Rosso, l’espressione “Non voglio mica la luna” tramonterà e verrà sostituita con “Non voglio mica Marte” e arriveranno prima i Russi o di nuovo gli Americani.