DI Davide Lomuscio – classe II sez. H, membro della redazione del giornalino scolastico
Nicolino è un ragazzo di Bari, ha undici anni e un gran cuore. Nato in una famiglia di ladri, decide di trovare un lavoro, pur di non guadagnare attraverso affari loschi. Frequenta la prima media e conosce numerosi compagni, tra cui il suo migliore amico Andrea. Durante l’anno scolastico cresce molto psicologicamente e matura grazie alla sua insegnante di italiano, Giovanna Landi. Impara a gioire, soffrire con gli altri, divertirsi e amare, affrontando i problemi della vita, che lo ostacolano e spaventano.
L’autrice Maria Marcone nacque a Foggia il 7 aprile del 1931. Riuscì ad inseguire il suo sogno, laureandosi all’Università di Bari nel 1954 in Lettere classiche. Nel 1995 un terribile evento segnò drammaticamente la sua vita: il fratello Francesco fu assassinato dalla mafia foggiana. L’avvenimento condusse Maria a scrivere delle opere di denuncia come “Storia di Franco”, dedicato al fratello, e “Processo alla città” e a dare vita all’associazione “Nessuno tocchi Abele”, per la giustizia in favore delle vittime della mafia. Tra le sue opere ricordiamo “Le stanze vuote” del 1967, “Gli anni lunghi” del 1968, “Analisi in Famiglia” del 1977, “La casa delle donne” del 1983, “Nicolino” del 1985, romanzo per ragazzi, vincitore del premio nazionale per la letteratura giovanile “Città di Bitritto”. Inoltre scrisse “Le stelle di Ninella” del 1987 e il romanzo “Storia di Franco” del 1998. Ha ricevuto diversi e importanti riconoscimenti e molte sue opere sono state tradotte all’estero, tra cui in Germania, Svezia, Canada e Australia. Morì a Bari il 15 gennaio 2014, all’età di 83 anni.
Il libro si chiama “Nicolino”, è stato stampato nel 2001 da Adda Editore. “Nicolino” è un romanzo di formazione, perché parla della sua maturazione verso l’età adulta, durante il primo anno della scuola media, quindi il suo argomento è la vita con tutti i pensieri di un ragazzino. La storia è ambientata a Bari durante il mandato del presidente Pertini, l’anno non è specificato. L’autrice vuole comunicare ai giovani che molte volte la scuola può essere un punto di riferimento, cui rivolgersi, per risolvere diverse situazioni difficili. Lo stile è piuttosto semplice e scorrevole, si sofferma solo per un paio di capitoli in una descrizione estremamente dettagliata e lenta, che potrebbe risultare noiosa. Non si riescono ad inquadrare i volti e i corpi dei personaggi con precisione, ma si riesce a comprendere con esattezza il carattere di ciascun personaggio, che, dal punto di vista interiore, è stato descritto in maniera piuttosto esauriente. L’autrice, attraverso numerosi paragoni e metafore, è riuscita a trasmettere efficacemente il proprio messaggio alla nuova generazione, spiegando che la scuola, vista sempre in maniera negativa, è fatta anche per far crescere interiormente tutti gli alunni. Le sue parole sono molto simili a quelle che riecheggiano ogni giorno nelle scuole, ma sono più profonde.
Il libro mi è piaciuto molto, perché è il racconto della vita di uno studente come gli altri, che mi fa capire che devo ritenermi fortunato, perché ci sono molti, che si trovano decisamente peggio di me. Questo libro è come il libro “Cuore”, perché parla sempre della vita di uno studente, cambia solamente l’epoca in cui si svolge. Mi ha colpito soprattutto la pazienza della Landi, che credeva tanto nei ragazzi. L’espressione, che mi è piaciuta di più è stata: “ I ragazzi, che all’inizio sembravano tante isole diffidenti tra di loro, sembravano ormai un arcipelago” della professoressa. Inoltre mi ha fatto riflettere sui problemi legati alla nostra società ed è stato capace di trasmettere anche a me un po’ di speranza e coraggio, per cambiare questo mondo corrotto e pieno di egoismo. Un libro semplice e accessibile a tutti, capace di trasmettere insegnamenti di vita, che consiglierei pienamente, dato che è uno dei libri più intensi che abbia mai letto.