//Nessuno è chi crede di essere. L’effetto Lucifero. di Matilde Albano 2DA (Linguistico-tedesco)

Nessuno è chi crede di essere. L’effetto Lucifero. di Matilde Albano 2DA (Linguistico-tedesco)

di | 2022-10-27T20:06:24+02:00 27-10-2022 20:04|Alboscuole|0 Commenti
Nel 1971, nell’Università di Stanford, in California, si tenne un esperimento voluto dallo psicologo statunitense Philip Zimbardo. Questi voleva capire cosa spingesse le persone ad essere cattive. Lo psicologo decise di studiare tale dinamica selezionando 24 studenti di sesso maschile, mentalmente sani ed equilibrati, che avrebbero dovuto vivere in una finta prigione allestita nei sotterranei dell’università, in un ambiente ostile e insano. In cambio avrebbero ricevuto una paga di 15 dollari al giorno. Una parte degli studenti avrebbe interpretato il ruolo dei detenuti, avrebbero indossato delle uniformi e sarebbero stati riconosciuti in base a dei numeri, mentre l’altra parte avrebbe interpretato il ruolo delle guardie che avrebbero dovuto tenere l’ordine nel carcere senza utilizzare la violenza fisica. Zimbardo assunse il ruolo di sovrintendente. Il primo giorno dell’esperimento fu tutto molto tranquillo e noioso, le guardie giravano fra le celle e i detenuti prendevano la situazione alla leggera. Ma con il passare dei giorni, sia i detenuti che le guardie iniziarono a manifestare comportamenti sempre più insoliti legati al ruolo che avevano rivestito all’interno dell’esperimento. Le guardie assunsero un atteggiamento violento e sadico, tanto che l’esperimento venne interrotto solo dopo sei giorni, anche se sarebbe dovuto durare due settimane. Gli studenti, inoltre, si convinsero di essere ciò che in realtà interpretavano. In questo esperimento si può notare come delle persone buone possano essere facilmente influenzate e condotte a compiere atti che vanno contro la loro la loro etica e il loro carattere. Cosa stava succedendo a quegli studenti perfettamente equilibrati? Questo fenomeno viene chiamato “effetto Lucifero”, e rappresenta la cattiveria che le persone possono assumere e gli atti disumani che possono compiere sotto la pressione di un ambiente ostile. L’ esperimento ci fa notare che la cattiveria non è determinata solo dal nostro carattere e da chi siamo, ma dipende anche dalla situazione e dal contesto in cui ci troviamo. Da questi studi è emerso che il bene e il male non sono dei tratti della personalità, bensì degli attributi della natura umana. Non esistono persone buone o cattive, ogni persona è in grado di compiere azioni di ogni tipo, indipendentemente dalla propria morale, se messi in determinate condizioni.