Tra Laterza e Ginosa, a destra della strada principale che porta alla casetta del nonno, si innesta un accesso privato in discesa, fatto di ciottoli bianchi, interrotto qua e là da macchie di terra marrone e brulla, segno inconfondibile lasciato da delle talpe. Percorrendo questo breve tratto in macchina non ho visto nulla se non il mio cellulare, ma quando mia madre si è fermata, in fondo alla strada acciottolata ho notato le macchine dei miei zii e di mio nonno parcheggiate. Ho aperto la portella e i miei polmoni si sono sentiti liberi, finalmente respiravo aria pulita e non aria urbana. Sentivo il profumo delle piante aromatiche come il rosmarino, la lavanda, la menta o il basilico. C’erano tantissimi alberi tra cui alberi di fichi bianchi e neri, alberi di noci, alberi di castagne, alberi di nocelle, alberi di ciliegie, alberi di cachi, alberi di olive, alberi di melograno, alberi di prugne e alberi di pere. Attorno alla casetta del nonno si può osservare una grande varietà di erbe spontanee come i finocchi selvatici, le cicorielle, asparagi e piante di fichi d’india. Ad accogliermi per primi sono stati i due cani, Ombra e Luna, saltandomi addosso e scodinzolando di gioia. Subito dopo mi hanno raggiunto i cuginetti, anche loro contentissimi di rivedermi, soprattutto la piccola Irene. Ero molto emozionato perché era la prima volta che la facevo ed ero anche entusiasta perché c’erano tutti i miei cugini. Avevamo dieci quintali di pomodori piccadilli. Come prima cosa abbiamo tolto i piccioli ai pomodori e selezionato quelli buoni da quelli guasti. Nel silenzio della natura, lontano giusto qualche chilometro dai centri abitati, sentivo solo l’abbaiare dei cani, il cinguettare degli uccelli e il chiacchiericcio degli altri, che mentre svolgevano il loro compito, parlavano di fatti loro. Non c’è sensazione più goduriosa dell’addentare un pomodoro fresco, appena lavato, sotto il sole caldo d’estate. Io, infatti, adoro i pomodori e la salsa fresca, messa in dei boccacci di vetro con del basilico e un pizzico di sale. Una volta arrivata la sera, ero sporco di terra e di schizzi di salsa bollente, sudato e stanchissimo e ho visto i due cani più distrutti di me, per aver corso tutta la giornata tra piante e alberi alla ricerca di lucertole e rettili vari. Mio zio che stava cuocendo altri pomodori diceva a me e ai miei cugini di fare attenzione ai ceppi di legno con dei chiodi e io, ignorando le sue parole, mi sono punto il piede con un chiodo. Fatto sta che questa giornata è stata veramente fantastica e so che ogni anno mi ritroverò con tutti i parenti in un contesto bellissimo, immerso nella natura incontaminata, a rivivere questa esperienza
Vittorio Gigante
Classe 1^A