Di Redazione
Come ogni anno a breve inizieranno le tante attese vacanze di Natale.
E tuttavia questo anno non è come ogni anno; e tanto meno le feste natalizie che trascorreremo non potranno essere le stesse come quelle che finora abbiamo trascorso.
Eravamo abituati fino all’anno scorso a viviere le feste con la nostra famiglia, incontrandoci magari con quei parenti con cui durante l’anno non abbiamo tanto modo di condividere un pranzo o una cena. Zii, zie, cugini, cugine, parenti alla lontana… e al centro di tutto questo girotondo di gente ci sono sempre stati loro: i nonni e i loro gesti natalizi che si inscenano ogni anno come da copione. La nonna che fa il presepe con lo zio e il nonno che borbotta perché la posizione della capanna non è messa adeguatamente in risalto; i nipotini che tra il dispensare il nastro adesivo agli artigiani e lo sbrogliare i fili delle lucine fanno una gara con le macchinine; la nonna che prepara i dolci tradizionali natalizi, il nonno che resta a guardare per poi mangiare; il pranzo della vigilia con frittelle, rape e calzone di cipolla, la cena della vigilia con spaghetti con pomodorini e acciughe sfritte, gli scampi al forno, e panettone e dolci di mandorla; la presenza impalpabile e inquietante di Babbo Natale per tutta la durata della vigilia; la processione con tutti i parenti per la casa dei nonni per far nascere Gesù Bambino con la preghiera e i baci e gli abbracci a tutti, e infine i regali, i regali per tutti quelli riuniti in quel momento in quella casa, tutti intorno ai nonni.
Quest’anno invece sembra che al centro del girotondo di Natale non ci siano i nonni, ma ci sia invece questa minuscola pallina spinosa chiamata Covid. La circondano ansia, agitazione, paura e rabbia. Paiono delle streghe intorno ad un calderone pronte ad avvelenarci tutti. Streghe che hanno invertito tutto: ciò che ci sembrava giusto e bello è diventato sbagliato e brutto: gli abbracci e i baci sono pericolosi, lo stare insieme e lo stringerci intorno a chi si ama qualcosa di inaccettabile; le mani, le labbra, finanche il nostro respiro è fonte di contagio e di pericolo per chi come i nonni possono essere più fragili di salute. Se ci amiamo e ci teniamo che i nostri cari siano in salute bisogna starne il più possibile lontani.
La conseguenza di tutto ciò è che si impone che ognuno trascorrerà le sue feste nel nucleo familiare più ristretto, per cui a far la differenza tra i giorni ordinari e i giorni di festa sono solo le lucine degli alberi e gli addobbi ma che sembrano perdere attimo dopo attimo la loro potenza evocativa.
Eppure, sono proprio questi momenti critici che ci permettono di riconsiderare da un’altra prospettiva ciò che chiamiamo normalità. Ci vogliono delle feste trascorse in solitudine per farci capire il senso dell’essere parte di una comunità con le sue dinamiche ed anche i suoi riti.
Saranno feste in cui tutti noi faremo delle riflessioni e probabilmente riusciremo anche a ridare il giusto valore ai momenti di condivisione.
Riusciremo però anche a mantenere accesa questa luce di consapevolezza nuova, che nasce nei giorni di questo strano Natale, anche nei giorni che verranno, quando la normalità rischierà di trasformarsi nuovamente in banalità?