Nel IV-V sec. a.C. Pitagora osservava che dividendo una corda tesa in base a numeri interi consecutivi si producevano suoni consonanti: l’unisono (1), l’ottava (2/1), la quinta (3/2): evidentemente l’inizio della serie di Fibonacci, su cui quasi 2000 anni dopo si strutturerà la scala temperata, quella del moderno pianoforte. Nel XII sec. Fibonacci mostrò la sequenza di numeri correlata alla proporzione “aurea”: essa allude all’oro, inalterabile e prezioso; le viene attribuita la capacità, se applicata ad oggetti che colpiscono i sensi, di renderli armoniosi.
Le sue proporzioni sono riscontrabili nelle strutture di molte opere musicali, da Bach a Debussy.
Sulla serie di Fibonacci si basano le “Variazioni Goldberg” di Bach; la Sonata n°1 in DO maggiore K 279, di Mozart; le “Variazioni sopra un valzer di Dabelli”, di Beethoven; la “Sagra della Primavera” di Igor Stravinskij; “La Mer”, di Debussy. E ancora, di Satie: le “Sonneries de la Rose et Croix”; di Bartók: Musica per archi, percussione e celesta, BB 114, SZ 106; di Stockhausen, Klavierstiicke IX.
Anche il rock si è confrontato con Fibonacci nella musica dei Genesis: il loro “Firth of Fifth” è tutto basato su numeri aurei. Così anche i Deep Purple in “Child in Time” e i Dream Theater nell’album “Octavarium”. Risale al 2001 l’ album dei Tool che contiene il singolo “Lateralus”, costruito sul rettangolo aureo sviluppato in forma di spirale, quale fondo ritmico dell’essere e della vita.
di Sara Sicoli – 1^A & Pietro Sportelli – 1^F