di Francesco D’Antuono
Sono morto?/
sono forse in Paradiso?/
Mah, ne dubito./
E allora, dove sono?/
Le mani non si muovono/
le gambe non si stendono/
i germogli non si vedono/
ma i miei occhi non demordono/
Vedo facce di uomini deceduti/
e altri moriranno di stenti,/
mi rispecchio nei caduti/
arriverò da loro a passi lenti/
Eppure ricordo ancora un sogno, un incubo,/
io cado nel vuoto, spinto dalle persone,/
eppure è un ricordo nitido/
sì, è quello che mi è successo./
Ma ora cerco di muovermi/
cerco di trovare un punto di luce/
ma il mio corpo è intorpidito/
Sì, me ne sto andando via./
Ma almeno vorrei osservare il cielo stellato/
della cittadina che è della mia Italia, Ah, che bella l’Italia/
un paese giovane nel quale ripongo la mia fiducia./
Purtroppo morirò qui ed ora,/
non vedrò quelle luride facce che mi hanno gettato qui dentro, nelle foibe/
ma vedrò solo te: morte, abbracciami!