Antonella Miraglia IV C
“Se Dio esiste, dovrà chiedermi scusa” o “Io sono stato qui e nessuno racconterà la mia storia”. Queste sono solo alcune delle tante frasi ritrovate su quel muro di quella città oramai ricordata unicamente per la bestialità dell’uomo: Auschwitz. Quello che oggi tutti noi ricordiamo come Olocausto non è altro che il buio del genere umano, una sorta di fotografia tutta nera, che costituisce un evento traumatico della storia europea. Agli inizi del 2017, una nota compagnia telefonica lancia uno spot in cui si afferma: ‘Ecco perché mi piace dimenticare il passato e ricordarmi solo del futuro’. Tale compagnia telefonica risulta essere popolare tra gli adolescenti, che sono uno dei target principali non solo di messaggi pubblicitari, ma anche di pratiche educative riguardanti la memoria della Shoah. A tal proposito, legando la dimensione del ricordo a quella del pensiero, della responsabilità individuale e della consapevolezza, Hannah Arendt, filosofa e storica tedesca naturalizzata statunitense, scrive:” Se mi rifiuto di ricordare, mi trasformo, in effetti, in una creatura pronta e predisposta a compiere qualsiasi atto…” Oggi, infatti, in un mondo sempre più incline alla violenza e alla paura, è essenziale avere memoria di ciò che è stato il nostro passato. Noi giovani non potremmo mai comprendere quell’ enorme sofferenza che caratterizzò quei tempi, ma non possiamo non ricordare e commemorare questo giorno.