dalla Redazione del TGTassoNews – Il primo novembre si è spenta Mirta Acuña de Baravalle, storica difensore dei diritti umani e fondatrice di Madri e Nonne di Plaza de Mayo. Sua figlia, Ana María Baravalle, era una dei “desaparecidos” dell’ultima dittatura militare che governò l’Argentina dal 24 marzo 1976 al 10 dicembre 1983. I Desaparecidos erano persone che furono arrestate per motivi politici, o anche semplicemente accusate di avere compiuto attività “anti governative” e delle quali si persero in seguito le tracce. Gli arresti e i sequestri avvenivano spesso di notte e in genere senza testimoni. Tutto ciò che seguiva all’arresto rimaneva segreto: le autorità non fornivano ai familiari la notizia degli avvenuti arresti e gli stessi capi di imputazione erano solitamente molto vaghi. Della maggioranza dei desaparecidos non si seppe effettivamente mai nulla. Solo dopo la caduta dei regimi e il ritorno alla democrazia fu possibile conoscere che molti di loro erano stati detenuti in campi di concentramento e in centri di detenzione clandestini, torturati e infine assassinati segretamente, con l’occultamento delle salme in fosse comuni, o gettati nell’Oceano Atlantico o nel Río de la Plata con i cosiddetti voli della morte.
Ana María Baravalle fu rapita il 27 agosto 1976 nella sua casa con il suo compagno, Julio Cesar Galizzi. Ana María era incinta di cinque mesi e, secondo un conoscente, partorì il 12 gennaio 1977, senza conoscere il sesso di suo figlio. Ad oggi risultano ancora dispersi.
All’inizio del 1977, Mirta Acuña de Baravalle si unì a un gruppo di madri, padri e parenti degli scomparsi che iniziarono a incontrarsi in Plaza de Mayo come forma di resistenza non violenta. Questo gruppo divenne in seguito noto come le “Madri di Plaza de Mayo”. Nell’ottobre del 1977 fondò il gruppo “Nonne di Plaza de Mayo”. Mirta ha iniziato la sua lotta in un contesto di repressione e silenzio assoluto e si è distinta per la sua instancabile ricerca di giustizia, ribadendo: “Cerchiamo i nostri nipoti, senza dimenticare i nostri figli”. La sua eredità vivrà nella memoria collettiva di coloro che hanno combattuto per i diritti umani in Argentina, nella lotta per la memoria, la verità e la giustizia.