Autrice
Maria Carolina Pia Ottomanelli, 1°A
Scuola secondaria di primo grado “San Giovanni Bosco”, Toritto (Ba)
Un cartello posto nel parco dell’Alta Murgia, indicava che nelle vicinanze vi era un impianto di compostaggio, dove venivano depositati e lavorati i rifiuti urbani. I fumi nocivi e le sostanze tossiche che fuoriuscivano dall’impianto distruggevano le specie animali e vegetali presenti nel Parco.
Il proprietario dell’impianto “Ecomostro” pensava solo ai propri interessi economici e non aveva alcun interesse a preservare l’ambiente naturale e a proteggerlo.
Un ragazzino di nome Minguccio mentre osservava un fiore appassito si rese conto che la natura era stata distrutta.
Arrabbiato, decise di raccontare a tutti l’accaduto. Prima però, egli si sdraiò sul prato e pose a se stesso delle domande, cercando delle soluzioni per salvare il Parco.
Minguccio tornò a casa e raccontò a tutti quello che aveva visto, cioè la distruzione del bellissimo Parco naturale ma, nessuno credette alle sue parole.
Egli era amareggiato e deluso per non essere stato compreso. Anche gli alberi osservando l’amore che Minguccio aveva verso la natura, lo sostennero e lo incoraggiarono.
Dopo poco tempo, Minguccio decise di andare a parlare con il proprietario dell’impianto di compostaggio e gli chiese di chiuderlo per evitare che il Parco non venisse distrutto e che la gente non si ammalasse respirando quell’aria tossica.
Minguccio adirato fece osservare al proprietario della ditta che, a causa sua, il Parco stava morendo ed insistette affinché l’impianto fosse chiuso quanto prima. Vedendo l’insistenza del ragazzo e l’amore che aveva nei confronti della Natura, il proprietario si convinse e decise di chiudere per sempre l’Ecomostro.
Subito dopo nel Parco vennero piantate nuove specie di alberi e piante, la zona si ripopolò di animali.
Passò del tempo e chiunque poté di nuovo ammirare il meraviglioso Parco naturale.