La nostra generazione di studenti entrerà nella storia, sarà la prima a svolgere gli esami di maturità in maniera diversa, probabilmente via webcam, rinchiusi nella solitudine della propria cameretta, senza poter contare del sostegno dei propri compagni, e lasciati da soli con le proprie insicurezze e paure, e questo è dannatamente triste.
Quello che sento è diverso da ciò che hanno provato i miei compagni più grandi. Alcuni di loro erano ansiosi, altri preoccupati, altri invece erano entusiasti di poter mostrare alla commissione tutte le loro capacità, e c’erano poi altri che semplicemente volevano finire al più presto. Io ormai non provo più queste emozioni perché, per via della situazione che stiamo vivendo, non posso condividere con i miei compagni questa esperienza, che è un passo fondamentale per la crescita di ogni persona. Sento che la vivrò solo a metà.
Mi sento derubato di una cosa che sentivo mia di diritto, come il festeggiare il giorno prima degli esami in piazza, circondato da centinaia di studenti come me che quella notte si sarebbero liberati dallo stress accumulato nell’ultimo mese, e avrebbero pensato solamente a divertirsi, oppure alle sensazioni che avrei provato durante il mio colloquio davanti alla commissione.
L’orale si farà lo stesso, con tutte le difficoltà di farlo per via telematica, durerà di meno, e non avrò nemmeno la preoccupazione di sapere con che voto sarò uscito, perché il voto in questa situazione surreale è relativo.
Credo che per rendere l’esame più veritiero, dovrebbero concederci almeno la possibilità di svolgere il tema di italiano, anche senza valutazione, perché ci sono moltissimi ragazzi che avrebbero molto da dire e il tema rappresenta il modo migliore in cui potrebbero esprimersi.
Alla fine di tutto ricorderemo questo esame come un’esperienza mancata, come qualcosa che abbiamo aspettato per 5 anni ma che all’improvviso è volata via. Per questo spero che si riesca a trovare un modo per svolgere l’esame in aula, perché credo quando parli e guardi negli occhi coloro che ti stanno ascoltando è lì che un ragazzo può maturare veramente.
PIETRO VAGO (5^ C)