La maturità, il momento tanto atteso da noi studenti, quel momento tanto sognato e tanto temuto da tutti. Tutto ciò segna una fine e un inizio della nostra vita, ci lasciamo alle spalle un percorso di studio, ma soprattutto ci lasciamo alle spalle gli anni più belli della nostra vita.
Ci lasciamo alle spalle la nostra scuola, il nostro rifugio, che ci ha accompagnati per 5 lunghi anni.
Quante volte ho pregato che finisse tutto in fretta, quante volte ho maledetto i compiti, le verifiche e anche i compagni, quante volte ho pensato di non farcela e di abbandonare tutto. Ma oggi se potessi ritornerei indietro, ritornerei al mio primo giorno di superiori giurando di vivermi tutto a pieno. Mi lascio alle spalle le più belle emozioni. Quando mia madre me lo ripeteva nei miei momenti di sconforto, io pensavo fosse pazza! Ma è cosi, non c’è nulla più bello di stare a scuola, di conoscere persone nuove, di metterti in gioco e di far vedere quanto vali. Non ritorneranno più queste emozioni, come il primo fidanzato, il ragazzo che aspetti di vedere puntualmente la mattina, le assemblee e le feste d’istituto, le “passeggiate” nei corridoi con le tue amiche, le gite. Ah, le gite… quanto mi mancheranno, mi mancherà la spensieratezza di essere lontano da tutti, l’eccitazione di fare qualche bravata insieme e l’entusiasmo di preparare le valigie con i tuoi amici, lo stupore di scoprire cose nuove.
A volte penso che se non avessi frequentato il liceo non sarei diventata la persona che sono ora, una persona più responsabile, più determinata, più capace di relazionarsi con tutti.
Ma, alla base di tutto ciò ci sono i professori, che, con il loro lavoro compiono davvero miracoli, riescono a trasformarci in persone in grado di inserirsi nella società. Ed è anche grazie ai loro rimproveri, ma soprattutto, grazie alla loro determinazione che sono migliorata.
L’esame è un momento che ricorderemo a prescindere per tutta la vita, ma quest’anno un po’ di più.
Il Covid-19 ci ha tolto la possibilità di vivere appieno il nostro ultimo anno, ma non ci tolga anche l’orale! Abbiamo bisogno di sentire il calore di voi insegnati, abbiamo bisogno della vostra solita “pacca sulla spalla”, di essere ascoltati e di far vedere quanto valiamo.
Abbiamo bisogno di guardare negli occhi per l’ultima volta i nostri professori, i nostri compagni, abbiamo bisogno di sentire quella scarica di adrenalina prima di entrare in aula per conferire, abbiamo il dovere di salutare la nostra scuola, la nostra seconda casa, abbiamo il dovere di sentirci finalmente liberi e scoppiare in un pianto misto di tristezza e gioia.
Tutto questo non potrà essere sostituito da un computer, da voci sovrapposte e talvolta incomprensibili. A cosa ci servirà finire il colloquio e poi essere di nuovo soli? A cosa servirà ritornare con un click alla realtà, senza nessuno con cui gioire?
Ridateci l’orale, ridateci queste emozioni, perché di emozioni ce ne sono state tolte fin troppe, ridateci la nostra notte prima degli esami, dove ci sentiremo minuscoli davanti a tutto ciò che sta per succedere, la nostra ultima notte da maturi, ma tanto non lo saremo nemmeno dopo.
Non toglieteci questo esame, l’esame che aspettiamo da tempo.
Abbiamo il diritto di guardare per l’ultima volta la nostra classe, ricordando i più bei momenti avvenuti in quella classe. Abbiamo il diritto di sentire per l’ultima volta l’eco dei corridoi, l’ultima campanella, il chiasso degli studenti all’uscita, di prendere l’ultimo caffè seduti sulle scale, di salutare i nostri amati bidelli, che ci dicevano: “Non maturerete mai”, di abbracciare i nostri cari professori e di dire addio a tutto ciò, ma dal vivo.
Pensate anche a noi studenti, fateci vivere i nostri ultimi momenti di adolescenza, come abbiamo sempre sognato. Ho sempre visto la maturità come un giorno speciale, un giorno che nessuno doveva rovinarmi, l’ho tanto aspettato, e quando ci penso mi si stringe un nodo in gola. Quando tutto sarà finito, mi volterò e capirò davvero quanto vola velocemente il tempo, e quanto bisogna vivere tutto profondamente. Ridateci i nostri sogni, le nostre opportunità, la nostra normalità.
MARTINA MAURIELLO (5^ C)