//Matera: il FAI tra passato e presente

Matera: il FAI tra passato e presente

di | 2024-05-15T20:30:40+02:00 15-5-2024 20:30|Alboscuole|0 Commenti
L’antica conceria, il sito FAI che ha permesso di viaggiare nel tempo. Anche quest’anno l’Istituto Tecnico Loperfido-Olivetti è stato uno dei protagonisti del progetto “Apprendisti ciceroni”,  che ha consentito ai giovani alunni di vivere questa meravigliosa esperienza, conciliando perfettamente il mondo passato (tramite la storia della conceria Montemurro) e il vissuto odierno. Il progetto “apprendisti ciceroni”, nato nel 1996,  vede come protagonisti giovani e non che dedicano il loro tempo a fare da narratori ai numerosi turisti che visitano, nelle giornate d’autunno e primavera a ciò dedicate, i siti FAI. Questa esperienza promossa dal “Fondo Ambiente Italiano” (FAI), che dal 1975 restaura, salva e apre al pubblico luoghi e paesaggi del patrimonio storico artistico e naturalistico italiano, si rifà all’articolo 9 della nostra costituzione : “La Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della nazione”. Ma cosa significa prendersi cura dell’ambiente? Occuparsi dell’ambiente non significa solo occuparsi  dei luoghi in cui l’uomo vive, ma anche di come egli vive, produce  sviluppo e opera.  Pertanto i visitatori,  con il supporto degli apprendisti ciceroni, hanno l’opportunità di capire e approfondire meglio le tradizioni, la storia e le attività legate ai luohi in cui sorgono i siti di volta in volta scelti per le “giornate FAI”.
“ L’Antica Conceria”, oggi struttura ricettiva, è un luogo fatto di curiosità straordinarie, tranquillità assoluta, meraviglie che si celano dietro ogni angolo, esattamente come Matera.
Appartenuta in passato  alla famiglia Montemurro essa è ubicata nel rione Casalnuovo e rappresenta un esempio straordinario di come il  passato possa continuare a vivere nel presente. La struttura è composta da una serie di locali che si intersecano tra loro, dove avveniva la lavorazione delle pelli.  Il mestiere del conciatore era estremamente faticoso e poco redditizio. Basti pensare che in quegli anni non c’erano macchinari che aiutassero a portare le pelli in bottega, ma erano trasportate tutte con la forza delle braccia. La pelle veniva pulita eliminando il carniccio con dei coltelli e messa sotto sale così da evitare che si riempisse di vermi, questa fase durava circa 10 giorni.Tolto il grasso con dei coltelli, si cercava di rendere il più possibile uniforme la superficie della pelle eliminando le imperfezioni, dopo di ció le pelli che necessitavano di essere depilate venivano messe in grandi vasche( nella conceria se ne contavano 14), con acqua e tannino che serviva per formare il cuoio e vi rimanevano per 15 giorni. L’intera lavorazione durava due mesi. Gli strumenti utilizzati  erano coltelli a mezzaluna molto lunghi, che eliminavano le parti in eccesso del pellame e macchinari che servivano per strofinare le pelli. Le procedure della lavorazione erano custodite gelosamente dai grandi maestri e venivano tramandate da padre in figlio. Questa attività  fu condotta inizialmente da Francesco Saverio Montemurro detto “Barrok”  per la somiglianza al celebre colonnello Francesco Baracca. La conceria è rimasta in attività fino al 1962, anno in cui perse la vita in un tragico incidente il figlio di Francesco, Emanuele Montemurro. Questi, durante il suo lavoro, rimase vittima di una scossa elettrica causata dall’accidentale caduta in una  vasca piena d’acqua, di una lampadina elettrica  mentre stava svolgendo operazioni con le braccia immerse al suo interno. La scossa elettrica non gli lasciò scampo. Terminò così l’era delle concerie artigianali materane. Fare da “apprendisti ciceroni” e guidare i turisti in questo viaggio nel tempo e nei luoghi di una Matera sempre sorprendente, è stata un’esperienza molto istruttiva che ha permesso ai partecipanti di questo progetto di conoscerne le tradizioni , sviluppando  competenze, arricchendo la capacità degli studenti di rapportarsi ad altre persone e di valorizzare un patrimonio culturale estremamente ricco. È infine da considerare  l’aspetto relazionale. Si sono infatti creati o rafforzati legami interpersonali significativi tra i partecipanti che in alcuni casi, pur frequentando la stessa scuola, si conoscevano appena.