//Manuela Akira

Manuela Akira

di | 2019-07-09T14:54:42+02:00 9-7-2019 13:55|Alboscuole|0 Commenti
di MANUELA<—> AKIRA – Una sensazione di vuoto una volta usciti da una fiera… Non so quanti cosplayer ci siano in questa scuola, so solo che, se ci sono, potranno capirmi. Da quasi 3 anni partecipo a raduni cosplay, tra questi il Romics a Roma, la festa dell’Unicorno a Vinci e il Lucca comics a Lucca… È sempre un’esperienza fantastica, sono giorni in cui puoi essere chi vuoi, senza giudici del cavolo, dove le persone “normali” sono quelle “strane”. Sono giorni in cui sei libero di fare ciò che vuoi, sempre nei dovuti limiti. Le fiere sono momenti di divertimento, se hai un bel cosplay, non riesci a fare due metri tranquillo… Le soddisfazioni più grandi delle fiere sono le foto e i commenti, vedere bambini, ragazzi e adulti correre verso di te per farsi una foto non ha prezzo. Sentirsi dire “Wow! Guarda com’è bella!” ripaga tutto il lavoro che si nasconde dietro quel costume. Fiera dopo fiera c’è sempre più probabilità di essere riconosciuti. Si fanno nuove amicizie, incontri che ti cambiano la vita… Un mondo sempre pieno zeppo di cose nuove e originali. Intere città cambiano volto per ospitare questi eventi, mettono a disposizione tutto ciò che hanno, negozi, centri storici, pur di rendere unici questi momenti. In Italia ce ne sono molti, ma il resto del mondo ne è cosparso. Possiamo trovare il Comicon di Napoli, il Romics di Roma, il Lucca comics, il Torino comics, ecc. Sono giorni in cui una persona, con la passione per anime, manga, fumetti, i cartoni, film, giochi, per ogni cosa che possa essere ricreata, ha la possibilità di sfoggiare le proprie realizzazioni, il proprio costume, il proprio *cosplay*. Ecco, questa è una branca ben precisa, perché molti si definiscono cosplayer (io compresa) ma in realtà appartengono a diverse ramificazioni di esso. Il cosplayer vero e proprio è colui che diventa il personaggio scelto, non solo esteticamente. Per essere un cosplayer si deve avere il maggior numero possibile di dettagli di quel personaggio. È come se si salisse su una sorta di palcoscenico dove ci si dimentica chi si è e si diventa ciò che si vuole essere. A me non piace molto prendere un personaggio e ricrearlo identico, è come se non ci fossi io in quel costume. A me piace modificarlo, prenderne i pezzi più importanti e crearne una mia versione. C’è molto lavoro dietro a tutto questo. Dalla bozza del disegno alla costruzione stessa del personaggio c’è un mondo di passione e di lavoro. Io sono stata sempre aiutata da mia zia in questo. Certo, i disegni e gli accessori li faccio io, ma se non ci fosse lei a prendere quei disegni e renderli indossabili, non credo che io in questo momento avrei mai potuto scrivere un articolo del genere. Ed effettivamente non l’ho mai ringraziata abbastanza per avermi fatto arrivare a questo punto.   …Poi finisce tutto e si torna alla vita reale, dove hai delle responsabilità, dove sei ciò che vuoi, senza dare troppo nell’occhio, dove se hai i capelli blu ti guardano ancora male nonostante l’anno corrente sia il 2018. Sì ritorna alle menti chiuse, dure come sassi dove il “diverso”, è spesso sbagliato…