Di Lara Gulino-2^B
Nella Napoli di fine Settecento, dell’Ottocento e di metà del Novecento un mestiere particolare era ‘ o pazzariello, che era solitamente esercitato da chi, senza un lavoro, pur di guadagnare quel poco per vivere o per arrotondare, si vestiva bizzarramente con abiti d’epoca da Generale Borbonico.
La tradizione vuole inoltre che il mestiere dovesse essere tramandato da padre in figlio, poiché , oltre a saper recitare e cantare, ‘ o pazzariello doveva anche saper ballare al ritmo della musica, che suonava la sua banda.
Questo, tra i mestieri scomparsi di Napoli, è quello che per etimologia stessa del nome, esprime al meglio l’anima napoletana, basata sull’ironia e soprattutto sull’autoironia.
Si tratta di un’artista di strada stravagante e burlone, una specie di giullare di piazza che attirava i passanti con i suoi strampalati spettacolini. Indossava abiti vistosi: una marsina con bordi argentati, una camicia con svolazzi nascosta da un panciotto di color rosso fuoco, brache colorate a strisce bianche e nere, che a mezza gamba poggiavano su calzettoni, color rosa, sgargianti, scarpe con ghette e, per copricapo, portava una feluca inghirlandata. Per darsi un po’ di tono, sul petto della marsina, aveva appuntato patacche senza valore, come fregi. Il costume era, in definitiva, l’esasperazione ironica della divisa del “banditore ufficiale”, il personaggio che dava voce al potere, diffondendo editti ed ordinanze governative in un momento storico in cui la viva voce era la più efficace. Spesso era accompagnato da un piccolo gruppo di suonatori, composto per lo più da tamburino, putipù, scetavajasse e triccheballacche.
Il pazzariello era presente anche alle sagre e alle feste di paese, dove si incaricava di attirare persone per vendere all’asta alcuni oggetti che avrebbero arricchito il ricavato della festa. Altre volte invece doveva impugnare pane e pasta per pubblicizzare le botteghe che li producevano, un po’ come i ragazzi che oggi si incontrano davanti ai ristoranti e ai negozi di alimentari che convincono la clientela a fermasi lì. Per avere una idea precisa di chi fosse ‘O Pazzariello, basta vedere o rivedere il film di Vittorio De Sica, che si ispirò al libro del grande scrittore Marotta “ L’oro di Napoli”, dove il personaggio del Pazzariello fu interpretato magistralmente da quell’artista che fu Antonio De Curtis, in arte (Totò).