di Laura Morrone IIB
Ancora adesso, dopo molti anni dalla promulgazione della nostra Carta costituzionale, continuiamo a batterci per far sì che ogni individuo sia riconosciuto e apprezzato dalla società, indipendentemente dal colore della sua pelle, dalla lingua che parla, dal suo orientamento politico o sessuale. E’ questa una lotta destinata a durare per difendere la pari dignità che ci deve concretamente accomunare. Ognuno con la propria esperienza e specificità può dare e ricevere qualcosa dagli altri. Includere deve significare che a ciascuno spetta un ruolo che valorizzi e rispetti le singole diversità.
Quando la Costituzione parla di “rimozione degli ostacoli” invita ad abbattere tutte quelle barriere culturali e mentali che causano limitazioni ed influiscono sulla pacifica convivenza. Eppure, nonostante ciò, capita che idee opposte vengano diffuse, generando pregiudizi privi di fondamento e profondamente ingiusti.
Ciò può indurre qualcuno a sentirsi sbagliato, a cercare di cambiare per piacere al mondo esterno, mentre sappiamo che non si può stare bene con gli altri se non ci si può sentire sé stessi.
Questo è un concetto che spesso finiamo per ignorare, forse per imboccare la strada più semplice, che è, appunto, quella della diffidenza verso chiunque appaia non omologato alla maggioranza. Sarebbe così bello se tutti potessero esprimere realmente il proprio essere, senza temere di venir travisato o di subire critiche. Ciò che serve è iniziare a “denunciare” comportamenti razzisti, omofobi, xenofobi, sessisti, che tradiscono il dettato costituzionale, evitando anche l’indifferenza su atti che potrebbero causare sofferenza a molti di noi.
La dignità umana non è tanto un “diritto”, quanto il fondamento costituzionale di tutti i diritti che sono legati allo sviluppo della persona. Si tratta del principio più importante dell’ordinamento democratico! Dalla pari dignità dei cittadini nella società discende il principio dell’uguaglianza. L’art.3 della Costituzione aggiunge, infatti, che “tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge”.
Non comprendo, non sopporto che si giudichi un uomo non per quello che è, ma per il gruppo a cui gli accade di appartenere. Se questa concezione si dovesse diffondere, molti altri “muri” finirebbero per essere eretti.
Non siamo tutti perfettamente identici, per fortuna non lo siamo. Le nostre differenze sono fondamentali, le distinzioni qualificano un percorso. Se esiste la diversità, è necessario che questa possa essere espressa con tutta la forza delle singole peculiarità. Vi è una costante in ogni diversità. È sottile, soffocata dalle presunzioni, vincolata alle singole necessità, confusa dai bisogni, ma lega e unisce tutte le differenze verso un obiettivo unico.
Soffermiamoci a guardare chi non ragiona come noi, chi conduce uno stile di vita diverso dal nostro, chi non ha i nostri stessi interessi e iniziamo ad apprendere dalle loro parole, dai loro pensieri e dalle loro culture.
“Meglio morire combattendo per la libertà che vivere da schiavi.” –Bob Marley