di Giuseppe Izzo-3^D-
La COVID-19, o malattia respiratoria acuta da SARS-CoV-2, è una malattia infettiva respiratoria causata dal virus denominato SARS-CoV-2 appartenente alla famiglia dei coronavirus. I coronavirus sono un’ampia famiglia di virus respiratori che possono causare malattie, da lievi a moderate, dal comune raffreddore a sindromi respiratorie come la MERS e la SARS. Sono chiamati così per le punte a forma di corona che sono presenti sulla loro superficie. I coronavirus sono comuni in molte specie animali, ma in alcuni casi possono evolversi e infettare l’uomo per poi diffondersi nella popolazione.
L’allarme a livello internazionale è scattato a dicembre del 2019, nel momento in cui le autorità sanitarie cinesi hanno riferito all’OMS(Organizzazione Mondiale della Sanità) l’esistenza di un focolaio di polmonite provocata da un virus fino ad allora sconosciuto nella città di Wuhan. All’origine del virus si ritiene vi sia stato un animale infetto passato nel grande mercato di Wuhan, dove vengono venduti anche animali vivi come serpenti o pipistrelli. I ricercatori hanno dedotto che il passaggio iniziale dal pipistrello all’uomo sia avvenuto intorno alla fine di novembre 2019 e l’OMS ha attribuito a questa nuova malattia il nome di Covid-19. Il contagio da persona a persona si propaga a breve distanza e non per via aerea: questo significa che si può contrarre il virus attraverso uno starnuto o un colpo di tosse emesso da un soggetto infettato entro un metro di distanza. Le misure di cautela attuate dalle autorità sanitarie sono motivate anche dalla ormai certa possibilità di trasmissione asintomatica del virus da parte di soggetti che non presentano ancora i tipici sintomi dell’infezione. I dati forniti dalle autorità sanitarie cinesi riportano oltre 100mila casi di contagio e oltre 4mila decessi, in larga parte avvenuti nella provincia di Hubei. Mentre in Cina i contagi sono ormai in forte calo, il virus si sta diffondendo nel resto del Pianeta. Per la prima volta, il 26 febbraio, il numero quotidiano di nuovi contagi negli altri Paesi del mondo ha superato quello dei contagi quotidiani avvenuti in Cina. Casi di infezione sono stati registrati in tutti i continenti: dall’Estremo Oriente, al Medio Oriente, dall’Europa, alle Americhe, all’Oceaniae persino all’Africa. Il 30 gennaio l‘OMS ha dichiarato l’epidemia da coronavirus una “emergenza sanitaria globale” e da pochi giorni ha proclamato ufficialmente lo stato di “pandemia”. A partire dal 1° febbraio, in Cina il numero di guarigioni ha superato il numero dei decessi, mentre il 18 febbraio ha visto per la prima volta il numero delle guarigioni prevalere anche su quello dei nuovi contagi: dati che hanno indicato il successo delle misure di contenimento. Ad oggi, il numero di pazienti che sono guariti dal Covid-19 a livello globale è pari a 64.391,ma negli ultimi giorni il numero dei casi attivi sta aumentando a causa dell’espansione globale dell’epidemia. Dal 31 gennaio anche in Italia si è diffusa l’epidemia, a seguito del ricovero a Roma di una coppia di turisti cinesi provenienti da Wuhan e il 7 febbraio è stato identificato un terzo caso di contagio. Il 21 febbraio sono stati identificati 16 nuovi casi di infezione, localizzati a Codogno e a Vo’ Euganeo, probabilmente riconducibili a un cittadino italiano rientrato alcune settimane fa dalla Cina. A oggi risultano nel nostro paese oltre 10mila casi di positività al virus, localizzati in Lombardia, Emilia Romagna e Veneto, ma in misura minore presenti ormai in tutte le altre regioni. La polmonite è una malattia killer dell’infanzia perché i bambini, insieme agli anziani e ai malati cronici, sono i soggetti più vulnerabili alle infezioni respiratorie acute. A essere a rischio sono soprattutto i neonati e i bambini sotto i 2 anni di età, a causa della fisiologica immaturità del sistema immunitario, e gli anziani. A differenza della comune polmonite batterica, quella da SARS-CoV-2 non può essere curata con gli antibiotici.Al momento non esistono però farmaci antivirali specifici. La terapia consiste quindi nell’alleviare i sintomi con anti-infiammatori, ma soprattutto nel rigoroso isolamento del paziente. Non esiste neppure un vaccino, la cui messa a punto e sperimentazione richiederebbe da un minimo di 3 mesi a oltre un anno di tempo. Le uniche soluzioni per diminuire la diffusione del virus sono: isolare i contagiati, applicare le misure di contenimento previste dalle autorità sanitarie, sostenere la ricerca dei farmaci e vaccini specifici e contrastare panico e fake news.