Di Antonio Castaldo-3^D-
La familia romana era un insieme di persone e beni materiali sottoposti all’autorità di un pater familias, cioè capofamiglia, l’uomo più anziano. Egli aveva un potere assoluto su tutti i membri della famiglia. Alla nascita di un bambino il pater familias poteva decidere di abbandonarlo e lasciarlo morire; poteva perfino condannare a morte un proprio figlio. Inoltre controllava il patrimonio familiare e qualunque atto rilevante, per esempio la vendita di un terreno. All’origine della famiglia vi era l’unione tra l’uomo e la donna, ritenuta l’istituto umano fondamentale, poiché assicurava la sopravvivenza della gens, un gruppo di famiglie, che si riteneva discendessero da un antenato comune. Familia, dunque, si può tradurre solo approssimativamente con “famiglia”, perché non corrisponde al nostro modello di famiglia nucleare e perché era rigidamente agnatizia, cioè di linea maschile. È anche chiaro che in questa struttura le donne erano subordinate e relegate a ruoli domestici. La vita della donna nella Roma arcaica era concepita solo in funzione della famiglia. La donna non era ritenuta in grado di provvedere a se stessa e con il matrimonio passava dall’autorità paterna a quella del marito. L’educazione femminile nelle classi sociali elevate era interamente improntata al matrimonio, alla cura della casa e all’educazione dei figli, a ideali di vita ritirata, sobrietà, pudicizia, fedeltà assoluta al marito: è questo il ritratto della perfetta matrona, cioè della sposa “perbene” di condizione aristocratica. L’adulterio era normalmente ammesso per il marito, mentre per la moglie costituiva la colpa più grave, dato che rendeva incerta alla famiglia l’appartenenza di sangue dei figli. Accanto al pater familias, c’è la mater familias, cioè la donna, in grado di dare al marito figli. Più semplicemente, quando una giovane si univa in matrimonio, diventava mater familias e quando diventava madre, veniva chiamata domina.Dopo il II secolo d.C . si assiste ad un irrigidimento del vincolo matrimoniale, che verrà rafforzato dalla diffusione del Cristianesimo. Il rapporto tra i coniugi si fondava, almeno idealmente, sulla reciproca fedeltà; si riduce il potere assoluto del pater familias e si afferma una relativa parità tra i due sessi, all’interno della famiglia. Da un punto di vista morale, viene, inoltre, respinto, il divorzio, che aveva avuto un’intensa diffusione. C’era un altro modo di entrare nella familia: l’adozione, che a Roma consisteva nell’accogliere un estraneo, mettendolo su un piano di perfetta parità di diritti e doveri con i membri di sangue della famiglia. A Roma l’adozione si diffuse dall’età arcaica e il diritto romano era preciso e circostanziato su questa materia, che più tardi svolse anche un’importantissima funzione politica.