Di Luigi Ficociello-3^D-
L’amore dei Romani nei confronti della cucina è sempre stato noto. Durante l’età imperiale i banchetti diventavano delle sfarzose feste,con montagne di cibo servite anche in modo da dare spettacolo. Di solito i Romani consumavano tre pasti durante la giornata: la colazione(ientaculum),il pranzo(prandium) e il pasto serale(cena). A quest’ultimo era data la maggior parte dell’attenzione, poiché esso rappresentava la riunione di un Romano con i suoi compagni dopo una giornata di lavoro e, ovviamente, esso era anche il pasto più abbondante.
La consistenza dei pasti dipendeva dalla condizione sociale ed economica del cittadino.
Il ientaculum si consumava alle otto del mattino:esso comprendeva i resti del giorno precedente,uova,carne o anche latte per i più piccoli. Molto spesso il secondo pasto,il prandium,non era consumato ,oppure consisteva solo in un piccolo spuntino durante la pausa dal lavoro. Alla cena,nelle case dei più ricchi,era dedicata un’intera stanza,il triclinium,caratterizzata dalla presenza di letti sui quali i commensali consumavano il pasto.
L’evoluzione del pasto serale era il convivio,una riunione tra amici che comprendeva anche un banchetto,più povero rispetto alla classica cena, durante il quale erano serviti antipasti seguiti da degustazione di uova,frutti di mare e verdure. Esso si concludeva con dolci,frutta e a volte altri cibi salati(come focacce) che costituivano la “seconda mensa”. Ciò che chiudeva la cena era il simposio,una pratica conviviale durante la quale i commensali bevevano,intonavano canti e si intrattenevano con danze,conversazioni e giochi.