di Patrizia Maria Sparagna – 3^C –
In questo momento tutta l’Italia sta vivendo un periodo di stallo e ci ritroviamo protagonisti di un’emergenza sanitaria, a causa della pandemia, dovuta al dilagare del virus COVID-19, che non avremmo mai immaginato, l’economia è collassata e vaghiamo nel buio più totale, senza sapere cosa potrebbe succedere ancora domani. La paura è tanta e il fatto che il fenomeno sia così nuovo non aiuta.
Negli ultimi decenni, con i grandi progressi della tecnologia, le famiglie hanno subito una incrinatura a causa dei nuovi device che allontanano soprattutto gli adolescenti dalla realtà che li circonda. Adesso, nella situazione che si è creata, diventa alquanto pesante passare tutte le ore della giornata davanti ad uno schermo che ci ricorda costantemente l’orrore che da un po’ di tempo a questa parte stiamo vivendo, pertanto è inevitabile cercare di distaccarsi da ciò che accade, passando un po’ di tempo in famiglia, rimettendo insieme dei pezzi che erano ormai andati persi.
Com’è strana la vita! Un mese fa, o poco più, eravamo sempre pronti a puntare il dito contro coloro che definivamo “portatori del virus” ed ora si è ribaltato tutto, siamo noi i discriminati. Fino ad una settimana fa eravamo liberi, liberi di dare un abbraccio, di abbassare la maniglia della porta e uscire fuori, di festeggiare compleanni, ricorrenze o feste del paese… eravamo liberi in tutti i sensi e nessuno di noi studenti avrebbe mai pensato che da un giorno all’altro avrebbe volentieri desiderato attivato la sveglia alle 6 del mattino per poi correre dietro ad un pullman ed andare a scuola per seguire direttamente le lezioni della giornata. Nessuno avrebbe mai immaginato di voler tornare a quella realtà eppure adesso non c’è una sola persona che non vorrebbe farlo.
Abbiamo dinanzi giorni monotoni, trascorsi tra le quattro mura della nostra casa e niente di più, lontani da tutti gli affetti e proprio questo aspetto ci permette di rivalutare cose che superficialmente prima definivamo “non indispensabili”, perché fino all’arrivo del virus chi sarebbe mai arrivato a pensare che un banalissimo abbraccio avrebbe fatto la differenza?
Nella tempesta che stiamo vivendo, ognuno di noi ha il compito di prendersi cura di sé e degli altri, cosa che attualmente risulta possibile soltanto attraverso il rispetto delle leggi. Bisogna dire che purtroppo ci sono tante persone che non capiscono che non siamo in vacanza, non viviamo in un mondo virtuale. Ogni giorno centinaia di persone perdono la vita e ogni giorno tutti i medici rischiano la loro per cercare di salvare quella di altri, per cui noi ogni giorno dovremmo impegnarci dando il nostro contributo, stando a casa.
Dobbiamo impegnarci, svolgere i nostri doveri nel rispetto di tutti i cittadini proprio come dimostrano le scuole, le quali stanno cercando di attivarsi il più possibile per la “didattica a distanza”che non risulta assolutamente facile. Insegnanti ed alunni, si ritrovano a dover comunicare tramite videolezioni e social cercando di evitare, per quanto più è possibile, che tutto questo possa influenzare negativamente la nostra formazione, provando ad abituarsi a qualcosa di tanto diverso rispetto alle consuetudini scolastiche.
Ognuno di noi dovrebbe farlo in ogni ambito, dovremmo cercare di modificare le nostre abitudini per far sì che tutto ciò possa svanire al più presto e smetterla di essere superficiali continuando ad andare in giro con scuse di vario genere. Se il numero di contagi e decessi continua ad aumentare la colpa è solo nostra, perché continuiamo a prendere sotto gamba il problema e a dire :“Io esco, ho bisogno di prendere aria, tanto non saluto nessuno”, la colpa è solo nostra non dei medici che lavorano facendo turni infiniti, rischiando di finire tra i loro pazienti e trascurando la loro famiglia.
Non saranno un periodo di tempo passato a casa o qualche aperitivo in meno a determinare il nostro futuro, ci sarà tanto altro tempo per fare quello che vogliamo.Adesso è giunta l’ora di essere maturi, di non continuare a lamentarci e di pensare che se ai nostri nonni veniva chiesto di andare in guerra, a noi stanno chiedendo di rimanere seduti sul divano.