di Maria D’Arcangelo – 3^C –
Negli ultimi giorni sembra che molti italiani, rinchiusi in casa in quarantena a causa dell’emergenza sanitaria a cui stiamo andando incontro ormai da quasi un mese, abbiano deciso di ingannare il tempo ascoltando della buona musica; sono bastate, infatti, una manciata di ore per far diventare virale il fenomeno della musica in 8D. Nel giro di una settimana centinaia di migliaia di utenti si sono visti recapitare su WhatsApp un audio anonimo e la raccomandazione da parte del mittente di ascoltarlo rigorosamente con le cuffie, con un messaggio che recita:“Ascoltatelo solo con le cuffie. Sarà la prima volta che sentirete questa canzone con il vostro cervello e non con le vostre orecchie. Sentirete la musica dall’esterno e non dalle cuffie. Sentite gli effetti di questa nuova tecnologia”. Il brano che gira come prova è “Hallelujah”, capolavoro di Leonard Cohen nella suggestiva versione a cappella dei Pentatonix, un famoso gruppo statunitense.
L’esperienza acustica alla quale si assiste è a dir poco mozzafiato: è come se la musica rimbalzasse da un auricolare all’altro, facendo sì che voce e strumenti musicali si muovano intorno a noi con un andamento circolare ben congegnato, trasportandoci in una rilassante campana di suoni.
A spiegare il perché di questo sorprendente effetto è il tecnico del suono e produttore Andrés Mayo su Infobae: “Si basa su una manipolazione di fase che impedisce al cervello di identificare da dove viene il suono. Ciò significa che grazie al lavoro di mix che si realizza per generare l’8D, la mente entra in una specie di parco divertimenti di suoni che regalano una sensazione di spazialità più approfondita di quella vissuta con il suono stereo. La musica, dunque, non rimane circoscritta a due fonti sonore (lato destro e sinistro), bensì diventa uno spazio virtuale dove si possono apprezzare stimoli provenienti da diversi angoli”.
Il lavoro di mix a cui fa riferimento Mayo è il panning, un’attività di equalizzazione sonora ed altri trucchi che permette a chiunque abbia un po’ di dimestichezza con le applicazioni impiegate nel settore musicale di agire sul suono in modo che dia la sensazione di muoversi in un raggio di 360°.
Ma perché la definiamo proprio musica in “8D”? Il termine “8D” è una sorta di iperbole dell’effetto audio tridimensionale. Non a caso è facile imbattersi in tracce che si definiscono con numeri ancora più alti semplicemente per migliorarne la qualità, ma la sostanza è la stessa. Questo tipo di immersività deriva dal formato “Ambisonics”, che, grazie a specifiche configurazioni microfoniche, ha consentito dagli anni ’70 le prime registrazioni, mix e riproduzioni in audio tridimensionale. Da allora questo meccanismo è stato perfezionato e si inserito nella tecnologia moderna (nel campo dei videogiochi, delle installazioni 3D e dei video 360° di YouTube).
Come abbiamo visto la moda, ormai, è stata lanciata e sembra che gli italiani si stiano divertendo a convertine in questo interessante formato anche file non musicali. Un utente di nome “Rycott”, ad esempio, ieri ha pubblicato una versione in 8D del video del discorso alla nazione del premier Conte, accompagnato da effetti psichedelici e musica, riuscendo a strappare un sorriso e a distrarre per qualche minuto migliaia di persone dalla drammatica situazione che stiamo vivendo.