Quanto conosciamo questo elemento che utilizziamo ogni giorno per i più svariati utilizzi? Quante persone saprebbero dire in modo si fa la carta? Quanti potrebbero invece spiegare in modo si fa la carta in ogni passaggio? La carta è al centro del processo creativo di tutti gli artisti, da sempre. Perfino per i pittori che si concentrano unicamente sulle tele per dipingere, la carta rappresenta sempre e comunque un passaggio obbligato, per gli schizzi, per le prove, per i bozzetti e via dicendo. Insomma, vale davvero la pena capire come si fa la carta.
La storia della carta
Fa un certo effetto parlare della storia della carta, per il semplice fatto che è proprio la carta il mezzo principale attraverso cui, da secoli, comunichiamo e tramandiamo la nostra storia. Parliamo dunque di un prodotto legato a doppio filo con la nostra storia e con la nostra cultura, che è andato a spodestare il papiro e la pergamena in modo pressoché totale. La carta, infatti, è un prodotto più facile da produrre, più economico e più semplice da utilizzare. Ma quando inizia la storia della carta? Le origini di questo materiale possono essere individuate tra il I secolo a. C. e il I secolo d. C. La prima vera e propria carta fu realizzata nel 105 d.C. da un dignitario della corte imperiale cinese di nome T’sai Lun. Questi, perfezionando probabilmente una tecnica precedentemente elaborata, iniziò a produrre dei fogli di carta macerando cortecce d’albero, pezzi di stoffa vecchia e persino vecchie reti da pesca. Nella corte imperiale cinese, quindi, la carta esisteva già a partire dagli inizi del II secolo. Questa invenzione, però, non fu condivisa con il resto del mondo. Il metodo per realizzare la carta restò entro i confini del Paese fino al VI secolo, quando finalmente la notizia trapelò nel vicino Giappone, per mezzo di un monaco buddista. Nel frattempo la produzione della carta si era leggermente evoluta, utilizzando vegetali con fibre lunghe come il bambù, la malva gigante o il gelso, proprio quello che oggi viene chiamato anche “gelso da carta”. Per un po’ di tempo, in ogni modo, il segreto della produzione della carta restò confinato nell’Estremo Oriente. Solo nel 751 d.C. il mondo arabo riuscì a mettere le mani sulle tecniche per capire come fare la carta. Il governatore del Califfato di Bagdad catturò infatti due cittadini cinesi che di professione facevano proprio i cartai. Questo sequestro, avvenuto sulla Via della Seta, precisamente a Samarcanda, in Uzbekistan, cambiò le sorti della storia della carta e dell’umanità, portando verso Occidente un segreto fino a quel punto custodito molto gelosamente.
Il procedimento arabo
Proprio a Samarcanda il governatore del Califfato avviò una prima produzione araba di carta, usando non la corteccia del gelso, quanto altri vegetali maggiormente disponibili in quel preciso contesto, ovvero il lino e la canapa. Questi ultimi, all’epoca, erano molto utilizzati per tessere le vesti e per realizzare le vele delle barche. In breve tempo vennero avviate tante altre cartiere, in particolare all’interno della cosiddetta Mezzaluna fertile. Il procedimento arabo, simile ma non del tutto uguale a quello cinese, prevedeva una prima macerazione delle fibre vegetali e degli stracci in acqua. La lavorazione continuava fino ad avere un impasto omogeneo. In un contenitore veniva dunque immerso e poi alzato un grande setaccio, per trarre dall’acqua tutte le fibre macerate. Lo strato di fibre così ottenuto veniva quindi pressato e asciugato, per ottenere il foglio di carta, il quale veniva rifinito con dell’amido di riso per renderlo più adatto alla scrittura.
La produzione di carta in Europa
Ma quando la produzione della carta arriva finalmente in Europa? Ebbene, questa mirabile invenzione arriva nel nostro continente pressappoco un secolo dopo la sua venuta al mondo, e quindi a partire dall’XI secolo. Gli arabi nel frattempo avevano iniziato a invadere l’Africa Settentrionale, e soprattutto la Sicilia e la Spagna. E fu proprio nel territorio andaluso che vennero avviate, proprio per mano degli arabi, le primissime cartiere europee. Non si deve però pensare che la diffusione di questo nuovo prodotto per scrivere e per dipingere fu immediata. Al contrario, nelle corti europee ci fu una certa resistenza, reputando la carta di qualità inferiore rispetto alla pergamena. Le corti furono contrarie alla carta al punto da arrivare a un vero e proprio editto, nel 1211, con il quale Federico II metteva al bando la carta per la stesura degli atti pubblici. Questo “odio” verso la carta aveva anche una spiegazione. Così come era realizzata dagli arabi, la carta rifinita con dell’amido di mais finiva per attirare dei golosi insetti che rendevano questo materiale facilmente deteriorabile, poco duraturo, e quindi inadatto alla stesura di documenti importanti e destinati a durare nel tempo. A contribuire alla diffusione della carta in Italia furono le Repubbliche marinare, grazie ai genovesi che commerciavano con la Spagna e gli amalfitani legati direttamente ai territori arabi. Venezia ebbe invece un ruolo decisamente minore, non avendo le necessarie caratteristiche orografiche per costruire delle cartiere. Questi stabilimenti dovevano infatti essere costruiti ai piedi di montagne e di colline, con grandi afflussi d’acqua corrente. Per produrre la carta, peraltro, non bastava avere un fiume o un torrente a disposizione, servivano anche molti stracci, che però non potevano essere raccolti in modo continuativo. Per questo, almeno all’inizio, la produzione delle cartiere fu piuttosto difficoltosa.
La storia di un certo “FABRIANO”
Per capire come si fa la carta e per imparare la storia della carta in Italia dobbiamo guardare ovviamente all’epicentro di questa narrazione, ovvero a Fabriano, nelle Marche. Qui la produzione della carta iniziò nel XII secolo, e divenne ben presto centrale. Ma perché le cartiere di Fabriano erano e sono così conosciute? Perché i cartai marchigiani introdussero presto delle importanti innovazioni, rendendo in poco tempo più moderno e produttivo questo settore. Le cartiere non erano dei luoghi particolarmente salubri, e il lavoro era piuttosto duro. Ogni giorno venivano prodotti 2, 3, 4 o persino 5.000 fogli di carta. Inoltre, per diventare un cartaio esperto era necessario seguire un lungo apprendistato. Solo così era possibile capire come muovere il setaccio per produrre fogli con uguale peso, grammatura e dimensione. A Fabriano si introdusse l’uso della macchina a magli multipli, la famosa pila, azionata da un albero a camme mosso da una ruota ad acqua. Si trattava di un macchinario piuttosto ingegnoso per l’epoca che trasformava il movimento rotatorio in un movimento alternativo, permettendo di realizzare la pasta di carta in modo molto più veloce rispetto al passato. La pila a magli multipli era un macchinario “riconvertito” dalla lavorazione della lana, dove veniva usata per la feltratura. Altra importante innovazione delle cartiere di Fabriano fu il passaggio dalle colle vegetali a quelle animali, per eliminare il problema delle muffe e assicurarsi una durata maggiore della carta. Infine, occorre ricordare che furono proprio i cartai di Fabriano a introdurre la filigrana, ovvero il segno impresso dal telaio al centro della carta per “marchiare” il foglio, indicandone la qualità. La carta prodotta a Fabriano veniva esportata in tutta Europa. Fu proprio la grande disponibilità di questo prodotto, realizzato a partire dalle tecniche marchigiane, a preparare i presupposti necessari per la nascita e la diffusione della stampa a caratteri mobili.
Come si fa la carta oggi?
A partire dalla metà del diciannovesimo secolo, gli stracci sono stati eliminati dalla produzione industriale di carta, per essere sostituiti dalla cellulosa, ricavata dagli alberi, partendo dal taglio e dallo scortecciamento dei pioppi, appositamente coltivati. I tronchi vengono ridotti in pezzettini chiamati chips, che vengono bolliti per sciogliere le fibre di cellulosa. Si ottiene così una pasta di cellulosa raffinata, la quale viene prima stesa, poi asciugata, calandrata, pressata e arrotolata in grandi bobine. Ultimo passaggio consiste nel taglio dei fogli di carta nelle dimensioni richieste. Ma quanti fogli è possibile ottenere da un singolo albero? Questo dipende ovviamente dalle dimensioni del pioppo, nonché dalla grammatura e dalle dimensioni dei fogli ottenuti. In ogni caso si parla in media di circa 80 mila fogli per albero. Si può affermare che per produrre 1 chilogrammo di carta sono necessari 700 grammi di cellulosa. Per produrre una risma da 500 fogli di formato A4, ovvero il classico formato da disegno o da scrittura, che pesa circa 2,5 chilogrammi, saranno necessari 1,7 chilogrammi di cellulosa, che corrispondono a un volume di 0,006 metri cubi di legname.