- cascata preistorica;
- cascata dell’orso;
- doppio covolo;
- pozzo dell’orso;
- cascata del tombolo;
- cascata del tombolino;
- cascata del marmittone;
- cascata spolverona;
di Redazione. – Lo scorso 3 giugno con l’uscita della Classe 1^ C si è concluso il programma delle esperienze da tenersi all’esterno dell’Istituto approvato all’inizio del presente anno scolastico ed inserito nel progetto educativo dei viaggi d’istruzione che hanno coinvolto le Classi Prime delle tre sezioni del Convitto Nazionale “Marco Foscarini” di Venezia.
Con tale programmazione educativa tutte le tre Classi hanno avuto l’opportunità di recarsi presso il parco delle Cascate di Molina situato in provincia di Verona.
La Classe 1^ A è stata accompagnata dagli educatori Zamperi Cosetta e Calatafini Giancarlo; la Classe 1^ B è stata accompagnata dagli educatori Baraldi Mauro, Sbarra Manuela e dall’insegnante Guida Irene mentre la Classe 1^ C è stata accompagnata dall’educatore Vallone Raffaele e dalle insegnanti Rizzo Piera e Giordano Chiara.
L’appuntamento per tutte le tre Classi è stato fissato alle ore 7:45 alla fermata del People Moover del Tronchetto dove gli alunni, gli educatori ed le insegnanti, dopo la verifica delle presenze con l’appello e il saluto ai propri genitori, prendendo posto sul pullman, hanno dato inizio al viaggio d’istruzione.
Tutti i partecipanti, come da circolare, dovevano essere muniti di scarpe da trekking e per gli eventuali cambiamenti delle condizioni meteo dovevano aver indossato un adeguato abbigliamento consistente in felpe, K-Way e cappellino con visiera.
Il programma da attuarsi ha previsto un percorso naturalistico guidato all’interno dell’oasi naturalistica collocata all’interno dei Monti Lessini e dei laboratori didattici che hanno coinvolto tutti nella produzione del pane per la Classe 1^ A mentre per la 1^ B e 1^ C nella produzione del formaggio.
Il parco naturale delle cascate di Molina si trova nei pressi di Fumane a pochi chilometri da Verona, e più precisamente nella frazione di Molina.
Il parco è famoso per le sue Cascate dove si trovavano dei mulini azionati dalle acque dai quali ne ha derivato il nome.
Appena arrivati siamo stati ricevuti dall’archeologo Nicolò che ha provveduto a darci alcuni momenti per rifocillarci e dopo per recarci presso il luogo dove poter svolgere il laboratorio.
Questo luogo prende il nome di Malga e nella casetta adibita a laboratorio, costruita interamente in pietra che è divisa in due parti, la guida ha dato inizio all’attività laboratiorale illustrando prima di tutto i vari attrezzi che vi erano presenti e il loro uso che veniva effettuato durante tutte le fasi della produzione del formaggio.
Prima di entrare nella casetta abbiamo potuto notare che in questa parte del paese sono presenti piccole abitazioni in pietra raggruppate intorno a dalle vecchie corti dove ancora è possibile intravedere alcune tracce di allevamento di animali da stalla.
Dopo essere entrati nella casetta la guida ha preannunciato che tutti avremmo partecipato in prima persona, attingendo dall’antica arte del casaro, alla produzione di un formaggio tipico del luogo denominato “primo sale”.
La guida ha precisato che questa parte della casetta ha il nome di “logo del fogo” (luogo del fuoco) perché è proprio il luogo dove si fa scaldare il latte, munto alle 5 del mattino alle 5 del pomeriggio, che viene portato dagli allevatori per trasformarlo in formaggio.
Nel grosso e antico pentolone in rame rossa collocato sul camino, rigorosamente anch’esso in pietra, viene riscaldato il latte fino a raggiungere la temperatura di 37° C.
Trascorsi alcuni minuti e dopo aver controllato la temperatura raggiunta dal latte nel pentolone viene versato il caglio. Dopo qualche grado in più si procede al taglio del latte con un apposito attrezzo di legno duro.
In seguito viene spento il fuoco e con maestria artigianale e la collaborazione di tutti Nicolò ha provveduto a versare il formaggio appena formato in piccole formelle per farlo maturare facendo scolare il residuo del latte per poterlo portare da ognuno di noi a casa al termine del viaggio d’istruzione.
Nello stesso momento Nicolò, soprannominato “Orso”, come da lui stesso spiegato poiché in questa piccola valle ognuno di loro ha un soprannome che lo contraddistingue, ha messo su di un piatto una piccola quantità del formaggio appena prodotto per farlo passare tra di noi ed assaggiarlo.
Con la quantità di latte rimasta nel pentolone la guida ha proceduto a produrre la ricotta per la quale il procedimento è un pò diverso sia per la temperatura da far raggiungere al latte, che è di 90° C, e sia per ciò che si deve mettere oltre al caglio infatti si deve aggiungere il “sale amaro” e in più un acidante come l’aceto di mele.
Al termine di questa fase siamo passati nella seconda stanza della casetta chiamata “el logo del formagio” (il luogo del formaggio) dove il formaggio appena prodotto nella prima stanza veniva trasferito per riposare ed essere venduto alla popolazione e dove si produceva il burro con la parte del 10% di panna prodotta dal latte scaldato che veniva data dall’allevatore al casaro per il suo lavoro.
La guida ci ha fatto notare che questa stanza ha una peculiare caratteristica relativa alla sua costruzione in quanto ha delle piccole finestre poste non troppo in alto perché non si deve favorire, attraverso la luce, la formazione delle muffe.
Dopo la pausa pranzo sempre la stessa guida ci ha condotto presso l’ingresso del parco per dare inizio al percorso naturalistico dandoci delle precise informazioni relative al momento della scoperta delle Cascate che avvenne agli inizi degli anni ‘70 per opera del geologo prof. Giuseppe Perin che fu incantato dall’unicità della zona e che convinse sia la comunità delle persone della Valle di Molina che le autorità locali di costituire il Parco per preservare proprio la specifica identità ambientale per il futuro..
La stessa guida durante il percorso ha incominciato a darci delle ulteriori informazioni sul sito precisando che il parco ha una estensione di circa 80 mila metri quadri e che la sua formazione risale all’Era Cenozoica quando emersero le rocce che, con l’azione degli agenti atmosferici, incominciarono a modellarle.
A causa della presenza dell’acqua si formarono così numerose cascate e piccoli torrenti che incominciarono a scorrere tra le rocce.
Attualmente nel parco sono presenti tre percorsi di differente ampiezza dove si possono ammirare le diverse cascate presenti sul territorio.
Per quanto riguarda la vegetazione quella presente rispecchia la tipologia montana poiché le colline raggiungono un’altezza di 590 metri e quindi rientrano nella classificazione collinare.
Sulle pareti verticali rocciose sono presenti alcune specie rupicole e piante specializzate a vivere sul particolare ambiente.
Con un’osservazione più approfondita si notano dei boschi ricchi di flora inerente a specie di latifoglie nobili, di tigli, di olmi e di frassini.
Per la fauna la guida ha sottolineato che nel parco si insediano numerose specie di uccelli rapaci che nidificano proprio in alcune sue zone e in più giungono anche altre specie migratrici.
Nelle acque del luogo è presente il gambero di fiume che appunto predilige i tratti puliti dei torrenti ed inoltre, per l’umidità del posto, ha trovato il suo habit ideale anche un’ampia diversità faunistica di anfibi come le salamandre pezzate, i rospi e le rane esculenti.
Il percorso che la guida ha scelto per le Classi della nostra Scuola è durato un’ora e mezza attraverso il passaggio nei piccoli sentieri che ci hanno condotto alla visione delle affascinanti cascate delle quali ognuna ha il seguente nome: