//“L’UOMO CHE SFIDO’ AUSCHWITZ” di I. Agnese – Classe 3 B – Scuola Secondaria 1° di San Vito Chietino – Prof.ssa M. Antonietta Carminetti

“L’UOMO CHE SFIDO’ AUSCHWITZ” di I. Agnese – Classe 3 B – Scuola Secondaria 1° di San Vito Chietino – Prof.ssa M. Antonietta Carminetti

di | 2019-06-18T00:41:07+02:00 18-6-2019 0:41|Alboscuole|0 Commenti
Il 24 gennaio 2019, per l’approssimarsi della giornata della memoria abbiamo visto un documentario: “L’uomo che sfidò Auschwitz”. Io ero convinta che avremmo visto un film come abbiamo fatto gli anni precedenti, quindi sono rimasta un pochino delusa quando ho capito che invece si trattava di altro. Tuttavia ho prestato la mia solita attenzione e devo dire che subito mi sono dovuta ricredere perché quello che ascoltavo e vedevo aveva dell’incredibile….altro che film! Raccontava una storia vera, quella di un uomo, Denis Avey (Essex, 11 gennaio 1919 – Bakewell, 16 luglio 2015), soprannominato Ginger, un ex militare e autore britannico. Prigioniero durante la Seconda guerra mondiale, lavorò come ingegnere all’IG Farben presso il Campo di lavoro di Monowitz (vicino ad Auschwitz). Durante quel periodo, fu in contatto con molti prigionieri ebrei deportati ad Auschwitz; strinse amicizia in particolare con Ernst Lobethal, a cui contribuì a salvare la vita grazie al contrabbando di alcune sigarette, fatte arrivare apposta da lui. Avey afferma anche di aver conosciuto un ebreo olandese di nome Hans e con lui decise di avviare uno scambio di abiti per entrare all’interno del Campo di concentramento di Auschwitz e vivere da vicino gli orrori perpetrati dall’esercito nazista. Era il numero 220543. Mentre sono confermate la presenza di Avey come prigioniero a Monowitz e la sua amicizia con Ernst Lobethal, della sua affermazione di essere entrato ad Auschwitz con un scambio di abiti con il prigioniero Hans non si hanno conferme e in molti hanno anche espresso dubbi che una cosa simile sia stata effettivamente possibile. Dopo la liberazione del campo, Avey provò a cercare invano Hans ed Ernst e pensò che fossero morti; nel 2003 venne a sapere che almeno Ernst era vivo e anche lui raccontò che aveva conosciuto Denis. Purtroppo quando i due si stavano per rincontrare, Ernst morì e così rimase, insieme a Hans, per sempre nel cuore di Denis Avey. Il documentario è stato molto emozionante perché, come ho già detto, la storia raccontata è reale, i filmati sono veri, i protagonisti non hanno recitato e non è stato quindi come vedere il solito film. Mi ha suscitato tanta commozione ed emozione anche perché è una storia di amicizia, di coraggio, di terrore che, miscelandosi, formano un bel risultato e che, secondo me, colpisce dritto al cuore il telespettatore e lo fa molto riflettere su quali sono i valori essenziali e importanti nella vita.