Di Elena Carbutti – classe III sez. L
Lucio Dalla… chi italiano o straniero non ha sentito questo nome almeno una volta? Chi non ha mai pianto ascoltando una delle sue splendide canzoni? Lucio Dalla è uno dei veri cantanti italiani, quelli che riscattano la nostra patria a livello mondiale riportandola ai tempi in cui era il centro del mondo e la capitale della musica… Chiunque ha ascoltato almeno una sua canzone, espressione di quel misto di musica e poesia sempre attuale perché scritta con il cuore; infatti lui non parla di temi contemporanei ma di temi immortali, di quelli che tormentano ognuno di noi, come Dio, l’amore, o il mistero della vita… Nelle sue canzoni non vi sono spiegazioni di questi misteri secolari, ma solo la sua opinione espressa in modo dolce e orecchiabile, le sue considerazioni, le considerazioni di un uomo come tanti -apparentemente-, un uomo vissuto pochi anni prima di noi, ai cui concerti hanno forse partecipato i nostri genitori, sulle cui musiche hanno forse ballato insieme la prima volta o che hanno scelto come sottofondo per la festa di fidanzamento… Un uomo quindi più “vicino” a noi di quanto non siano altri grandi musicisti come Chopin o Paganini. Le canzoni di Lucio Dalla sono meravigliose da sentire, un delicato, allegro, splendido e armonioso insieme di accordi perfettamente scelti, che toccano l’animo delle persone facilitando alle parole di imprimersi nel cuore. Ogni nota è perfettamente concorde con le altre, ogni melodia capace di suscitare emozioni, sentimenti, tali da non lasciare indifferente nemmeno il più cinico degli esseri umani: ti possono portare a battere le mani quando senti quella particolare euforia e vivacità, oppure a chiudere gli occhi e a respirare inconsapevolmente più piano quando la voce intona le ultime parole o le più importanti, quasi sussurrate. Detto ciò però ritengo anche che non siano “semplici”: di certo non sono come le canzoni di Irama o Alfa, orecchiabili e vivaci che però dopo un po’ annoiano a causa della mancanza di significati, di significati profondi. Le canzoni di Lucio Dalla hanno sempre un messaggio, per quanto recondito e di difficile comprensione, ma c’è e la cosa più bella è che non è uno solo: ognuno può dargli l’interpretazione che ritiene più adeguata, il significato che trovi gli si addica di più, l’esperienza personale che ci ricorda. Delle canzoni di Lucio Dalla non si può dare una spiegazione, o almeno non una “universale”, ma si può solo esprimere la propria idea in merito. Oggi, 1° marzo 2021, è il nono anniversario della morte del grande cantante e mi sono sentita in dovere di buttare giù qualche riga sull’autore delle canzoni che hanno caratterizzato buona parte della mia infanzia (i miei genitori sono due suoi fan sfegatati, perciò…). Non parlerò della sua vita, dei suoi concerti, dei premi o delle tante altre informazioni di circostanza su di lui che è possibile trovare dappertutto su Internet; più che altro vorrei esprimere la mia opinione sul cantautore e su alcuni dei suoi più grandi successi… Lucio Dalla era una persona dotata sicuramente di una forte sensibilità e attenzione nei confronti di chi lo circondava, la sua musica deve il suo successo al fatto che ognuno può trovarvi qualche verso che lo riguardi da vicino, che abbia per lui un significato speciale: non parla dell’uomo italiano o di quello inglese, o francese, ma parla dell’Uomo, un uomo fatto di errori, sbagli, emozioni, lacrime, risate, desideri, sogni, amore, religione, domande… un uomo, speciale in quanto individuo unico e irripetibile… Tra le mie canzoni preferite, ci sono “Le rondini”, “Noi come voi” e “L’anno che verrà”. Di “L’anno che verrà” si può dire molto, moltissimo, tuttavia è possibile riassumere tutto con una sola parola: speranza. Niente di più e niente di meno di questo flebile groviglio di tenacia e desideri. Non c’è una canzone più adatta in questo momento che stiamo vivendo e anche noi non possiamo far altro che sperare, che tutto passi, che ci restituiscano le nostre vite e le vie brulichino di persone, il cielo sia la meta delle nostre risate, la gioia ciò che ci tenga sempre svegli e non la paura, la libertà il dono più grande che ci possa essere fatto: libertà di vivere la nostra vita, di realizzare i nostri sogni, di amare ed essere ciò che siamo. In “Le rondini”, invece, introdotta da una musica dolce, la voce vola profonda e perfetta dritta al nostro cuore, l’atmosfera è al contempo malinconica e semplice, come il volo di questi splendidi uccelli, che attraversano il cielo limpido come angeli dalle ali nere e spiegate. Loro vivono in balia dei venti, del tempo, del sole, non conoscono il denaro, l’invidia, le maschere che gli uomini indossano in questa strana danza imprevedibile che è la vita, ma non conoscono nemmeno l’amore, che rende questa nostra danza degna di essere eseguita. In questa canzone il poeta immagina di essere una rondine, incuriosita dal nostro strano e complicato mondo, di cui evidenzia le cose più semplici e genuine: la radio, che ci permette di comunicare anche quando siamo lontani; le case in cui ci rifugiamo e viviamo; il dialetto, lingua locale e unica di una città, un linguaggio spontaneo non relegato da regole di grammatica o ortografia; l’odore del caffè al mattino, spesso accompagnato da un caldo e affettuoso buongiorno; gli anziani che passano il tempo leggendo il giornale; i sogni che portano fino alle stelle e anche oltre, più lontano di dove lei possa mai arrivare con le sue ali; il desiderio di volare, toccare il cielo, dalla cui prospettiva i nostri problemi non sembrano nient’altro che le facezie di un enorme formicaio; la sosta, simbolo di curiosità, ma anche di ricerca di stabilità, di una casa, un nido, di riposo; la voglia di riposare, di dormire sereno, senza preoccupazioni; l’ascolto dei battiti del proprio cuore domandandosi perché batte e come è possibile che batta, lasciando perdere scienza e razionalità, per collegarsi alla mistica spirale di fede e miti; la provenienza del dolore, un dolore diverso da quello fisico, il dolore che solo chi ama conosce; l’amore insomma, da cui dipendono i battiti di un cuore e il dolore più atroce che esista, l’amore che è vita e morte, l’amore che può essere il più sublime dono e la più spietata tortura… La melodia è solenne e dolcissima e soprattutto nel ritornello si intreccia alle parole fino a diventare un tutt’uno: Sogni, tu sogni nel cielo dei sogni… non so cosa significhi, forse potrebbe indicare il sogno dell’autore di essere una rondine, oppure la pace del sonno e dei sogni che porta con sé, i quali portano l’anima ad abbandonare il mondo mortale fino a raggiungere il cielo, un cielo dietro l’azzurrina distesa che vediamo ogni giorno… Questa canzone fu scritta da Lucio Dalla per il funerale di un amico ed è forse secondo me il modo migliore di dirsi arrivederci, senza lacrime o grida, ma solo con la semplicità di una rondine, destinata anche lei ad atterrare prima o poi, per tornare successivamente a volare ancora più in alto di quanto avesse mai fatto e avrebbe mai potuto fare con le sue ali. Infine, in “Noi come voi”, il tono diventa più brioso e anche arrogante, leggero, privo della malinconia di “Le rondini”, ma non per questo il messaggio è meno valido. Qui, Lucio Dalla affronta il tema, credo, della noia, dell’insoddisfazione, della quotidianità ormai diventata troppo piatta, in cui si aspetta solo che il sole tramonti, cercando involontariamente, qualcosa, qualcuno che si riconosce solo quando si trova. Non si sa cosa si cerca, si cerca qualcosa spinti da quel senso di mancanza, ma alla fine potrebbe essere di tutto, per quanto ne sappiamo, eppure continuiamo a cercare, persuasi dalla certezza che quando troveremo quel qualcosa lo sapremo… E alla fine quel qualcosa non è altro che ciò che si cela dietro un sorriso e dietro due mani intrecciate: la felicità e l’amore. La felicità, anzi la gioia, perché la felicità è troppo superficiale, la gioia ci smonta rendendoci impotenti, sudditi di un sorriso e di due occhi accesi da quella luce particolare che solo questa emozione conferisce. Quanto all’amore, bè, capita per caso, senza avvisare o dare spiegazioni, disarmandoci, costringendoci a stare con la persona che amiamo, stando bene o anche litigando, imbrogliando, scherzando, senza chiedere “Come?” o “Quanto durerà?”… Perché rovinarci un bel momento? Il mondo potrebbe finire anche domani, perciò perché non godersi i bei momenti fin quando durano, consapevoli che questo è il “trucco” per un mondo migliore? Ci sono un’altra infinità di canzoni meravigliose e di Lucio Dalla si potrebbe parlare all’infinito, ma il succo di tutte queste parole è che è stato un grandissimo cantautore, più che per le sue abilità straordinarie, per i suoi successi, per le melodie e le parole, quanto per le emozioni che ha suscitato in tutti coloro che hanno ascoltato la sua voce.