//L’olio di palma protagonista

L’olio di palma protagonista

di | 2018-05-30T11:57:50+02:00 29-5-2018 16:11|Alboscuole|0 Commenti
di MADDALENA  MARCONI –  “No olio di palma”,“Palm free”, “Senza olio di palma” Queste le etichette che spopolano nei supermercati e che continuano a far salire i fatturati:  gli italiani, secondo una rilevazione Nielsen, sono classificati come i più informati e accorti nel leggere le etichette a livello europeo. Eppure sono veramente scelte responsabili? O siamo tutti vittime della disinformazione che permette un completo dominio del marketing da parte delle imprese? Interessante la disputa che si è sviluppata negli ultimi anni a proposito di questo ingrediente che per anni è rimasto sconosciuto e di cui ancora oggi molti non conoscono le caratteristiche. Ma la vera domanda è:  fa effettivamente male? Secondo le ricerche delle Università di Bari, Padova e Pisa,  sì in quanto è in grado di distruggere le cellule del pancreas che producono l’insulina causando danni irreversibili tra i quali il diabete. Inoltre numerosi studi confermano che un consumo abituale di questo olio provochi un aumento della concentrazione di grassi nel sangue innalzando l’indice di mortalità per patologie cardiovascolari. La Ferrero però risponde no garantendo che il suo olio di palma non è dannoso. La famosa industria smentisce le accuse, quali i possibili rischi legati alle sostanze cancerogene che si formano durante la raffinazione ad alte temperature degli oli vegetali, garantendo che l’olio di palma della Ferrero è lavorato a temperature controllate. Inoltre si difende anche nel campo dell’eco sostenibilità, questo olio vegetale infatti viene indicato come il principale colpevole della deforestazione delle foreste pluviali del sud-est asiatico,  proponendo un patto con Wwf e Greenpeace per produrre olio senza turbare gli equilibri ambientali. La Ferrero crede veramente in ciò che dice? O ha solo paura di perdere il suo principale prodotto? Perché come dice Vincenzo Tapella, responsabile acquisti dell’azienda, “La Nutella senza olio di palma non sarebbe più lei”. Un altro aspetto che bisogna affrontare è quello del mercato. La campagna contro l’olio di palma ha creato un forte calo della domanda dei prodotti che lo contengono e un aumento incredibile nel mercato del burro, suo prodotto succedaneo. Per anni la filiera del latte ha faticato ad andare avanti a causa di ricavi troppo bassi che non permettevano nemmeno di mantenere gli animali mentre ora non riesce nemmeno a soddisfare la domanda dei consumatori. Le opinioni sono sempre divergenti: c’è chi vede l’olio di palma come ottimo sostituto di grassi idrogenati e acidi trans, altamente dannosi per la salute cardiovascolare, e chi invece pensa che andrebbe sostituito da grassi vegetali che contengono solo il 15% dei grassi saturi. Ci sono imprese che basano il proprio marketing sull’etichetta “senza olio di palma” sfruttando a proprio favore questa “tendenza” e ce ne sono altre che continuano ad utilizzarlo, probabilmente per i bassi costi di produzione e per i vantaggi sopra elencati. Dobbiamo credere alle critiche contro questo prodotto e affidarci ad altri oli vegetali o a “prodotti più tradizionali” come il burro? O ricordarci che una volta è stato il burro ad essere sostituito dall’olio di palma e che forse le nostre tendenze vengono continuamente modificate a favore del mercato?