di Asia Esposito –
In passato lo sport era una pratica che metteva alla prova le capacità fisiche di un atleta, un’occasione per riunire molti individui sotto un’unica passione. Anche nella società moderna lo sport rappresenta un momento di coesione tra persone che, anche provenienti da Paesi con culture ed usanze diverse, nel linguaggio sportivo, che è universale e va oltre confini, lingua e ideali, si ritrovano pacificamente.
Lo sport ha un ruolo importantissimo nella formazione, nello sviluppo e nell’educazione di ciascuno di noi. Per molti rappresenta un’opportunità con cui tenere in allenamento il fisico e la mente ma esso è al contempo un’occasione per unire le persone favorendo il dialogo e l’accoglienza. L’attività sportiva, quindi, unisce non divide, costruisce ponti non muri, proprio come indicano i 5 cerchi olimpionici intrecciati che simboleggiano la fratellanza nello sport. Tuttavia questo spirito di fratellanza e i valori primari di cui lo sport dovrebbe essere un grande divulgatore vengono violati dai ripetuti episodi di discriminazione e razzismo.
Nelson Mandela, icona delle battaglie per la libertà, Premio Nobel per la Pace del 1993 e Presidente del Sudafrica dopo 27 anni di prigionia, credeva nei valori sportivi. Egli considerava lo sport uno strumento di crescita, di riscatto e di coesione sociale. Quest’uomo ebbe una geniale intuizione: ricostruire il suo Paese attraverso la diffusione dei valori dello sport. Mandela aveva conosciuto il linguaggio del rugby durante gli anni di prigionia, osservando i comportamenti, in campo e fuori campo, delle guardie carcerarie che giocavano. E, proprio il rugby, allora giocato dalla sola minoranza bianca, divenne lo strumento di “perdono”: il rugby era odiato dai neri ma Mandela si rese conto che lo sport dei bianchi non poteva essere abolito e decise di proporlo come sport di tutto il Paese. L’opportunità fu la celebrazione dei mondiali che dovevano essere giocati in Sudafrica. Intuì che l’evento non sarebbe stato solamente sportivo ma anche politico, con un miliardo di persone pronto a seguirlo. Il successo della nazionale di rugby sudafricana nella Coppa del Mondo del 1995 non fu soltanto un’incredibile vittoria sportiva, fu piuttosto il trionfo di una nazione in cui per la prima volta le distanze tra bianche e neri si annullarono per sostenere l’esaltante cammino della squadra. “Lo sport ha il potere di cambiare il mondo, di suscitare emozioni, di unire le persone come poche altre cose al mondo. Parla ai giovani in un linguaggio che capiscono. Lo sport può creare speranza, dove prima c’era solo disperazione. È più potente di qualunque governo nel rompere le barriere razziali. Lo sport ride in faccia ad ogni tipo di discriminazione”.
I legami tra sport e razzismo devono essere abbattuti. Stop al razzismo in tutte le sue forme! Evviva lo sport!