di Maria Tea Santagiustina Classe 1^ A. – Pochissimi giorni fa al TG1 è stata data la notizia che a Gravina, in Puglia, si stava girando la scena del tuffo dall’antico ponte inserita nell’ultimo film di 007. Il fatto mi ha incuriosito molto ma non di questa scena ma di cosa spinge alcune persone a fare un lavoro che comporti il rischio della vita per svolgere un servizio ‘segreto’ e come esso sia potuto nascere. Beh, nella Storia ci sono anche esempi meno recenti. Ecco qualcuno di essi.
Quando noi sentiamo la parola spionaggio pensiamo subito all’agente segreto che ha licenza di uccidere sintetizzata nella sigla 007 che è forse la spia contemporanea più a conosciuta al mondo attraverso la lunga serie di film prodotta per il grande schermo, ma dobbiamo ricordarci che la vita reale è molto diversa e questo vale anche per le spie.
Cominciamo dal principio e quindi dalla nascita della parola “agente segreto”, il primo ad usare questo termine fu proprio un veneziano, Giacomo Casanova. Tra i primi Stati a dotarsi di un servizio di spionaggio, vi fu Venezia, il quale era fondamentale sia per gli scambi commerciali con l’Oriente, che per la politica. In poco tempo si può dire che Venezia aveva una sua ‘Intelligence’, dotata di persone che sapevano anche tradurre e decifrare le lingue che ricoprivano quasi tutta l’Europa. Ben presto anche in Inghilterra cominciarono a circolare nei vari porti o centri di scambio europei delle spie mandate dalla regina Elisabetta I che le inviava per prendere informazioni segrete, queste spie venivano definite gli “occhi della regina”.
Per competere ovviamente la Francia non poteva essere da meno, e così l’Imperatore insieme al Cardinale Richelieu, organizzarono una rete di spionaggio sia interna al regno che esterna.
Da questi primi esempi trascorsi molti anni fino ad arrivare al 1909, data particolare poiché l’evoluzione tecnologica incominciò a contribuire fornendo particolari attrezzature nel lavoro dello spionaggio. Nel Regno Unito, per esempio, nacque uno dei servizi tuttora più famosi, il Secret Intelligence Service, noto anche come MI6. Ian Fleming scrittore del personaggio tanto amato di James Bond, nato in una famiglia altolocata, conosceva molto bene il mondo che stava raccontando, infatti durante la Grande Guerra collaborò con Godfrey, un ammiraglio dei servizi segreti della Royal Navy.
Non dobbiamo assolutamente pensare che solo gli uomini facessero le spie, ci furono anche molte donne che incominciarono ad entrare nei servizi segreti e a condurre una doppia vita. Tra queste possiamo ricordare l’olandese Mata Hari, che a causa della sua vanità accettò l’offerta di un ministro tedesco di diventare l’agente “H21”. Purtroppo la sua vita fu breve in quanto essendo troppo vistosa il fatto insospettì il controspionaggio. Nonostante si dichiarò disposta a fare il doppio gioco, venne tradita da entrambe le parti e fu fucilata. Un’ altra grande spia in gonnella fu Melita Stedman Norwood con il nome in codice Hola, membro del partito comunista britannico, per 35 anni questa agente segreta passò foto e documenti segreti del programma nucleare britannico, dall’associazione per cui lavorava e venne scoperta solo 20 anni dopo quando era già in pensione.
Come ultima spia una donna molto conosciuta è stata Coco Chanel, stilista e regina della moda, aveva una doppia faccia e un nome in codice “Westminster”.
Quando fu scoperta si dichiarò innocente, ma gli archivi francesi comprovano che lavorò per il Terzo Reich compiendo missioni nei vari posti in cui andava a portare suoi capi di abbigliamento.
In conclusione gli agenti segreti erano e sono tutt’ora disposti a tutto: “ Si impara a uccidere e a sopravvivere a dispetto di dolore, paura e fame.”