//L’Italia prima in Europa per morti precoci causate dalle polveri sottili.

L’Italia prima in Europa per morti precoci causate dalle polveri sottili.

di | 2020-02-19T09:36:40+01:00 15-2-2020 20:27|Alboscuole|0 Commenti

L’inquinamento e l’allerta maltempo ci uccidono!

Tenendo sempre conto del riscaldamento globale e del cambiamento climatico di cui l’emergenza a Venezia, il caldo di questo strano inverno e la siccità che ne consegue, ci stanno fornendo una drammatica dimostrazione di esso, arriva ora uno studio pubblicato su The Lancet secondo il quale l’Italia fa registrare un altro record negativo europeo: siamo il primo paese in Europa, e undicesimo nel mondo, per morti premature da esposizione alle polveri sottili. Lo scorso anno l’Organizzazione mondiale per la sanità aveva spiegato che l’aria inquinata uccide ogni anno 80 mila persone solo in Italia. Un bilancio disastroso che si inserisce in un quadro apocalittico: ogni anno morirebbero circa 8 milioni di persone per l’inquinamento atmosferico sia in locali chiusi (4,3 milioni) che all’aperto (3,7 milioni). Ma non è solo l’Italia a soffrire: le immagini arrivate negli ultimi tempi da Nuova Delhi non ci stupiscono più, anche se dovrebbero, infatti le Pm2.5 (le polveri sottili) hanno toccato livelli venti volte superiori al limite tollerabile dalle linee guida dell’Oms. Il governatore Arvind Kejriwal ha paragonato la capitale indiana a “una camera a gas”. Lo studio su The Lancet, intitolato Countdown on Health and Climate Change, spiega come nel 2016 siano stati registrati in Italia 45.600 decessi in età precoce. Una strage che forse dovremmo paragonare ad altre cause di morte precoce che colpiscono il paese per renderci conto della gravità: gli incidenti stradali, nel 2018, hanno per esempio causato 3.334 vittime. Il punto è che su temi del genere – il clima che cambia e ci uccide – facciamo ancora fatica a cogliere le dimensioni concrete e soprattutto le conseguenze. Inondazioni, incendi, sconvolgenti ondate di calore, fenomeni atmosferici violentissimi,  innalzamento del livello dei mari, cambiamenti climatici, diffusione di malattie infettive sconosciute, si pensi alla dengue o al colera o al più recente coronavirus: sono temi lampanti ma che fino a qualche tempo fa pensavamo non potessero toccarci. Non solo ci stanno toccando ma ci stanno anche uccidendo. Purtroppo questi numeri sono quelli che lasceremo come eredità alle prossime generazioni se, come minimo, non cercheremo di rispettare gli obiettivi degli accordi di Parigi sull’inquinamento, dai quali un paese come gli Stati Uniti scappa e decide di non tenerne conto.  Non dimentichiamo che l’inquinamento ha anche conseguenze sull’economia di un paese: quelle morti da Pm2.5 ci costano milioni di euro, le ondate di calore che investono alcune aree, in particolare del Mediterraneo, riducono le ore lavorate (si stima una perdita di 45 miliardi di ore perse nel 2018 rispetto al 2000, 1,7 milioni in Italia), senza contare i danni dai fenomeni naturali – solo il maltempo dello scorso autunno sull’Italia, in particolare il Triveneto, ci è costato 5 miliardi di euro– le ricadute sui servizi pubblici e sui sistemi sanitari, la malnutrizione e la riduzione dei raccolti. L’unica strada per chi ha già coscienza è premiare la politica che mette davvero al centro questi argomenti, senza rinunciare alla crescita ma dando importanza alle energie pulite. Tutto questo  richiama pienamente gli obiettivi della sfida climatica e ambientale avanzata da Greta Thunberg, che in tanti scherniscono.